giovedì 10 aprile 2014

un ridente paesino



Visintini (o Vizintini), oggi, è un paesotto nell'alto Carso, a pochi chilometri dal confine sloveno. Forse, definirlo "paese" è persino esagerato: visto da Google Maps, appare più o meno come nella foto qui sopra. Quattro case, una chiesetta, una strada principale. Basta. Intorno, vallate ricoperte di boschi verdissimi.
Nel 1916, proprio per di qui passava il fronte. A due passi, c'è San Martino del Carso, quello della celebre poesia di Ungaretti. Chi si trovi da quelle parti, può ancora ripercorrere gli itinerari della Grande Guerra.
A Visintini, fra le migliaia di disgraziati travolti dall'uragano della guerra, c'era un soldato del mio paese. Tota Felice, di anni 27, professione "ortolano", arruolato nel 137° Fanteria, Prima sezione mitraglieri, matricola N. 25028. Tota Felice era nato a San Severo, provincia di Foggia, il 5 settembre 1889, paternità Tota Paolo, maternità De Martino Lucia. Sposato con Visconte Rosa in data 21 febbraio 1914. Un figlio, Paolo, nato mentre lui già era al fronte, mai conosciuto.
Il 3 novembre 1916, Tota Felice ricevette una "ferita da fucile penetrante (al) fianco destro", "durante fatto di guerra". Morì quello stesso giorno, come risulta dall'attestazione del medico militare, dott. Giuliano Tagliabatela, e del cappellano militare don Giovanni Teobaldi. Autenticano il documento il sottotentente d'amministrazione Mario Massi e il maggiore medico A. Ferulli. La sua morte fu trascritta nei registri comunali il 13 gennaio 1917, a firma Fortunato Calabrese, segretario del Comune. 



Felice Tota era il mio bisnonno. Suo figlio Paolo era mio nonno, padre di mia madre. Mio zio, suo nipote, porta il suo nome (e, onestamente, non gli ha portato molta fortuna). Il suo ritratto è rimasto per decenni in casa dei miei nonni. Ora che la casa è stata venduta, è sulla parete dello studio di mio padre, insieme alla medaglia al valore che gli fu conferita. Ovviamente, alla memoria.



Mio nonno, quando ero piccolo, mi cantava sempre La canzone del Piave (io, che non capivo la parola  "placido", la storpiavo in "tiepido") e mi diceva che tra quei fanti c'era anche suo padre.
Il corpo dell'infelice bisnonno Felice, oggi, riposa nel sacrario di Redipuglia. Sono andato da quelle parti una sola volta. Pioveva a dirotto e non riuscimmo a visitare il cimitero.

3 commenti:

amanda ha detto...

chiamalo Felice tu un figlio, poi permetti che se ne faccia carne da cannone, ma c'erano quelli, tanti a scorrere le lapidi della guerra, che lo chiamavano Guerrino che dire "è morto Guerrino" non è mica la stessa cosa che dire "è morto Felice"

Alfredo ha detto...

Il padre di mio padre era mast'Alfred,falegname classe 1898 e Cavaliere di Vittorio Veneto.

Ha combattuto da quelle parti e tutti gli anni,fino ai primi anni 80 andava a Redipuglia.

Ho abitato con lui e mi raccontava cose da far accapponare la pelle,vissute da un ragazzino neanche diciottenne.

Mi piace pensare che,compaesani, fossero anche amici

sergio pasquandrea ha detto...

probabile, Alfredo.
a San Severo ci si conosce un po' tutti persino oggi, figuriamoci allora...