mercoledì 4 dicembre 2013

quattro madrigali di Torquato Tasso




Donna, il bel vetro tondo
che ti mostra le perle e gli ostri e gli ori,
in cui tu di te stessa t’innamori,
è l’effigie del mondo,
ché quanto in lui riluce
raggio ed imago è sol de la tua luce.
Or chi de l’universo
può i pregi annoverar sí vari e tanti,
quegli, audace, si vanti
di stringer le tue lodi in prosa e ’n verso

* * *

Ne i vostri dolci baci
de l'api è il dolce mele
e v'è l'ago de l'api aspro crudele:
dunque addolcito e punto
da voi parto in un punto.

* * *

Un'ape esser vorrei,
donna bella e crudele,
che sussurrando in voi suggesse il mèle;
e, non potendo il cor, potesse almeno
pungervi il bianco seno,
e 'n sì dolce ferita
vendicata lasciar la propria vita.

* * *

Qual rugiada e qual pianto,
quai lacrime eran quelle
che sparger vidi dal notturno manto
e dal candido volto delle stelle?
E perchè seminò la bianca luna
di cristalline stelle un puro nembo
a l'erba fresca in grembo?
Perchè nell'aria bruna
s'udian quasi dolendo, intorno intorno
gir l'aure insino al giorno?
Fur segni forse de la tua partita,
vita de la mia vita?

Nessun commento: