domenica 1 marzo 2009

saudade

Se c'è una parola intraducibile, in portoghese, è saudade. Che non è semplicemente "nostalgia" o "rimpianto", e nemmeno esattamente "tristezza", ma è quella particolare specie di malinconia che si prova quando si è - o si è stati - molto felici, quando nell'allegria di insinua un sottile sapore di amaro. E' la percezione acuta, lancinante, che la felicità non dura più di un attimo. O, come scrive Vinicius De Moraes,

A felicidade è como a gota
de orvalho numa petala de flor:
brilha tranquila,
depois de leve oscila
e cai como uma lagrima de amor


("la felicità è come la goccia / di rugiada sul petalo di un fiore: / brilla tranquilla, / poi oscilla un poco / e cade come una lacrima d'amore").


Una delle più struggenti esplicazioni di che cosa sia la saudade è A banda di Chico Buarque.
Tutti conosciamo la versione di Mina, allegra e solare (la traduzione è di Antonio Amurri), che però banalizza nella forma e nel contenuto gli splendidi versi originali, ricchi di sottili giochi linguistici, assonanze, rime interne, ma soprattutto di annotazioni argute e insieme sottilmente malinconiche.
Il finale, poi: la versione italiana si chiude con l'euforico "la banda suona per me, la banda suona per te...", quella portoghese con la constatazione che tutto finisce, che dopo i momenti di festa il dolore ritorna, e che ognuno, terminata la danza, andrà a rifugiarsi nel suo angolo solitario, in compagnia dei problemi di ogni giorno.
La versione italiana trasmette allegria, quella portoghese - allo stesso tempo - allegria e tristezza: ossia, saudade.
Ecco un video con Chico che canta A banda dal vivo (di seguito la traduzione italiana). Lo accompagna Nara Leão, una delle muse della bossa nova e uno dei miti della canzone brasiliana.
E' il 1966, da due anni il Brasile è sotto la cappa della dittatura militare e vi rimarrà fino al 1985. All'inizio Chico, con le sue liriche eleganti e raffinate, viene considerato un innocuo poeta; ma i militari non tarderanno ad accorgersi di quanta umanità, quanta realtà, quanta indignazione si celi sotto quei versi così teneri ed elegiaci (però lo aveva già capito il pubblico, che infatti lo acclama con una vera e propria ovazione e canta insieme a lui in un coro fragoroso).
Nel 1968 Buarque sarà arrestato, trascorrerà due anni di auto-esilio in Italia e, tornato in Brasile, gli verrà impedito in tutti i modi di pubblicare.
Per un dittatore, niente è più pericoloso di due occhi aperti e di una bocca che dice la verità.



Non avevo uno scopo nella vita
il mio amore mi chiamò
per vedere la banda che passava
cantando cose d'amore

La mia gente che soffriva
mise da parte il dolore
per vedere la banda che passava
cantando cose d'amore

L'uomo serio che contava i soldi si fermò
il fanfarone che raccontava vanterie si fermò
l'innamorata che contava le stelle
si fermò per vedere, ascoltare e far passare

La ragazza triste che viveva in silenzio sorrise
la rosa triste che viveva nascosta si aprì
e tutti i bambini si scatenarono
per vedere la banda che passava
cantando cose d'amore

Il vecchio pieno di acciaccchi si dimenticò della stanchezza e pensò
di essere ancora un ragazzino da salire in terrazza e danzò
la ragazza brutta si affacciò alla finestra
pensando che la banda suonasse per lei

La marcia allegra si sparse per la strada e insistette
la luna piena che viveva nascosta sorse
tutta la mia città si addobbò
per vedere la banda che passava
cantando cose d'amore

Ma con mia delusione
quel che era dolce finì
tutto riprese il suo posto
dopo che la banda fu passata

E ciascuno nel suo cantuccio
in ogni cantuccio un dolore
dopo che la banda fu passata
cantando cose d'amore

2 commenti:

Anne ha detto...

Sono brasiliana e a volte è bello vedere qualcuno con cervello parlare della cultura Brasiliana (della VERA cultura Brasiliana), e non solo di carnevale e donne con il sedere di fuori - che io odio, cosi come altre donne che si fanno rispettare.
Complimenti!

sergio pasquandrea ha detto...

Grazie mille!
Altre cose mie le trovi qui:
http://www.nazioneindiana.com/?s=pasquandrea