mercoledì 25 settembre 2013

solitudini



Durante quest'ora di sostituzione, in una classe che non conosco e che non ha alcun interesse a conoscermi (io sono solo qualcuno che sta lì, a riempire un buco nella giornata di lezioni), in mezzo al brusio di una decina di conversazioni contemporanee, siamo in due ad essere soli.
Io, che siedo alla cattedra a scartabellare libri, cercando un modo per spiegare le magistrature romane che non annoi gli alunni, e se possibile nemmeno me.
E la ragazza down che siede sola, al primo banco, gesticolando vivacemente, impegnata in una conversazione che solo lei può seguire. Poi all'improvviso si ferma, guarda nel vuoto, poggia la testa sugli avambracci. E comincia a piangere, in silenzio.
I compagni la ignorano, io la guardo di sottecchi da sopra i libri. Non so che fare. È a nemmeno due metri da me, ma potrebbe esserci una galassia intera tra noi due. Qualunque cosa io faccia, intervenire o no, potrebbe peggiorare la situazione.
Suona la campanella, esco dall'aula: uno di noi due ha risolto il proprio problema.

2 commenti:

amanda ha detto...

di solito per una ragazza Down un abbraccio è molto confortante, molto

sergio pasquandrea ha detto...

la situazione era delicata: ero un supplente per una sola ora, in una classe che non conoscevo.
rischiavo di fare anche peggio.