lunedì 19 agosto 2013

izvini, Fëdor Michajlovič



Stavolta faccio outing.
Dunque: un, due, tre, vai! Con Dostoevskij, non ce la faccio proprio. Non è cosa mia.
Ci ho provato: Delitto e castigo, L'idiota, i Karamazov iniziati più volte e mai finiti, Le notti bianche, Le memorie del sottosuolo (non tutto), Il giocatore, L'eterno marito.
Niente da fare: non riesco a star dietro alla trama, mi perdo con quei dannati nomi russi (nomi propri, cognomi, patronimici, diminutivi, vezzeggiativi, onorifici e chi più ne ha più ne metta: mi succede anche con Tolstoj, Cechov, Turgenev, Bulgakov, ma con lui, chissà perché, di più). E poi non capisco i suoi personaggi: perché si agitano tanto? Perché se la prendono così per ogni quisquilia? Perché pensano una cosa, e due secondi dopo un'altra? E perché confessano i loro più intimi segreti, urlandoli al primo sconosciuto di passaggio? E si affannano tanto a cercare il senso della vita, quando anche i bambini dell'asilo sanno che la vita non ha senso?
E poi, la psicologia: con tutto il mondo che c'è là fuori, dobbiamo proprio perdere tempo con pochi centimetri cubi di materia grigia? Dobbiamo continuare a fantasticare l'anima, questo homunculus superbo e parassita?
E la grande anima russa? Il messianismo? Il mistero del male?
No, no, mi dispiace.
Sono fresco di lettura dell'Idiota, e non posso non ammettere che mi restano in mente scene folgoranti: le pagine iniziali, la descrizione del Cristo di Holbein, le sensazioni del principe Miskin prima dell'attacco epilettico. Ma sono lacerti, spersi in un mare di pagine in cui andavo avanti per pura forza di volontà.
Insomma, basta: io mi arrendo. Un genio, ma non parliamo la stessa lingua, e lì non esistono babelfishes che tengano.

5 commenti:

Alfredo ha detto...

condivido.ho appena finito di leggere "le anime morte" di Gogol e qualche problema a star dietro ai nomi russi l'ho avuto.

rimane però inarrivabile la capacità di descrivere scene e personaggi propria della letteratura russa dell'ottocento.

Alfredo

Marco Bertoli ha detto...

E si affannano tanto a cercare il senso della vita, quando anche i bambini dell'asilo sanno che la vita non ha senso?

Abbiamo frequentato asili diversi. Guarda che, su questa strada, uno poi finisce per considerare «romanzi» gli stampati di Paolo Nori.

sergio pasquandrea ha detto...

mai letto Paolo Nori (mi tengo accuratamente distante dall'attualità letteraria), ma quella sul senso della vita era chiaramente una boutade ;-)

sergio pasquandrea ha detto...

@alfredo
io amo la letteratura russa: Tolstoj, Gogol, Cechov, Turgenev, Bulgakov, sono tra gli autori della mia vita.
il mio problema è proprio, specificamente, con Dostoevskij.

elio_copetti ha detto...

A me succede lo stesso, ma con Proust.