giovedì 1 agosto 2013

convergenze



A metà della larghezza a un terzo
dell'altezza – in perfetta proporzione aurea –
la mano accarezza il pube
e in quel triangolo d'ombra tutto converge

la luce oscura dei velluti la diagonale
dorata della carne l'inutile stanza
affacciata su un tramonto invisibile
– il ridicolo ronzio della vita –

e nient'altro dicono i suoi occhi neri
se non l'esilio la tenerezza crudele
dei capezzoli la pelle intangibile
il groppo morto dei desideri.

3 commenti:

amanda ha detto...

quel groppo morto mi turba

sergio pasquandrea ha detto...

se ti turba, allora tutto procede come programmato

fernirosso ha detto...

lei ha in mano un mazzolino di rose, pur essendo cortigiana, pur essendo nuda e serva del piacere, lei ha qualcosa per sé. la rosa simbolo di fede e d'amore, la rosa senza spina che pur ferisce quando appassire la si vede. Lei ha nelle mani entrambi le rose, la vita e la vita d'una natura morta consapevole che lo è lei stessa, pur se ferma, e mai in (s)posa