lunedì 13 maggio 2013

ci perdiamo?




Venticinque anni fa, il 13 maggio 1988, il corpo di Chet Baker percorreva i pochi metri che separavano la finestra dell'hotel Prins Hendrik di Amsterdam dal selciato.
Tempo fa, scrissi un pezzettino dedicato a lui. Chi avesse voglia di leggerlo lo trova qui.
Per l'occasione, tradussi anche una poesia che parla di lui. Eccola, qui sotto.
Buona lettura e buona musica.


Ai (Florence Anthony)
Arcangelo (per Chet Baker)

Hai attraversato
la cortina azzurra di Van Gogh
fino al mio sogno.
Quel giorno a Parigi
sedemmo al caffè all’aperto per ore.
Io avevo i seni alti
e il mio vestito era scollato.
Tu ti avvicinavi a me, ti avvicinavi;
eppure, non mi toccasti.
“Non ne ho bisogno”, dicevi, “è la roba,
è il flash
meglio del sesso.
Zitta, fai un respiro profondo
e ti addormenterai come ho fatto io”.
Sapevo che mi stavi fregando,
che sotto la filosofia da hipster
c’era il solito vecchio Chet in cerca di una dose.
Eppure ti prestai i soldi, eppure ti seguii
fino al pissoir,
dove Lucien ti diede “le fix”.
Scuotendo la testa, intascò i soldi e disse,
“Avevo sentito che eri morto”,
e tu rispondesti, “Lo sono”.
Dicesti che quando ti eri schiantato sul marciapiede,
Amsterdam aveva sobbalzato, poi si era riassestata nell’apatia,
come facciamo tutti, quando ne abbiamo abbastanza
della stupidità della vita.
Finisti a dividerti la spada con una puttana
che aspettava fuori dalla porta del pissoir,
la tua generosità tanto patetica
quanto prevedibile.
Volevi la santità come chiunque altro.
Invece, ti eri guadagnato le ali
arrivate in ritardo per salvarti
ma non per portarti su
nel paradiso dei tossici.
Più tardi, ci fermammo sulle scale di Notre Dame.
Eri calmo, mentre indicavi il campanile.
Dicesti che vedevi Quasimodo lassù,
che teneva Esmeralda sopra il margine
per i capelli,
ma tutto quel che vidi guardar giù erano i gargoyle
che avevano trovato pace,
perché a loro non importava niente.
“Li vedo”, mentii, per farti piacere,
ma tu sapevi e mi soffiasti un bacio.
Mi augurasti “bonne chance”,
poi ti accomodasti nel volo,
mentre la fresca notte di jazz e di stelle
apriva le braccia per accoglierti.

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