domenica 3 febbraio 2013

G.C.N.C.U.M.D.F.M.N.P.L.S.


Apro l'ultimo "Venerdì" di Repubblica (2 febbraio).
A pagina 7, trovo un articolo di commento a firma di Filippo Ceccarelli, in cui si descrive la foto di Gianroberto Casaleggio riprodotta qui sopra. Alle sue spalle, spicca un poster con varie figure di Tex Willer. Titolo: "Ecco Casaleggio. Storia di un guru che si sente Tex".
Alla fine del primo capoverso, il giornalista sforna il seguente commento:
La post-politica adora i fumetti, e un po' si capisce anche il perché: vistosi colori, necessità di semplificazione, deriva infantile, attitudine pop. [corsivi / grassetti miei]
L'articolo continua con una serie di dotte(?) disquisizioni sulla passione texiana di Sergio Cofferati, su Willer Bordon e sul linguaggio del corpo di Casaleggio, che segnalerebbe un desiderio di "accentuare la propria virilità". Tutto in un unico, grande calderone. Alè.
Richiudo il giornale, mentre l'inveterato texiano che è in me ribolle di giusta indignazione. Mentalmente aggiungo l'esimio Filippo Ceccarelli alla categoria di cui all'acronimo di questo post (che sta per: Giornalisti-Che-Non-Capiscono-Una-Mazza-Di Fumetti-Ma-Ne-Parlano-Lo-Stesso).
La lista è molto, molto, molto, molto lunga.

1 commento:

Fabrizio D'Alfonso ha detto...

Caro Pasquandrea, anch'io ho trovato ridicolo l'articolo di Filippo Ceccarelli e l'ho commentato nel mio blog.
Fabrizio D'Alfonso
http://giltacitu.blogspot.it/2013/03/fustigatori-dei-costumi.html