lunedì 24 settembre 2012

non sanno parlare



A mio avviso, il lettore – voglio essere molto drastico – non deve avere voce in capitolo, come si diceva un tempo nelle abbazie. Durante il capitolo, l’assemblea, il lettore non ha il diritto parlare perché parlano gli specialisti, i competenti. Come si creano queste competenze? Attraverso un sistema di selezione che un tempo funzionava: laurea, biennio, dottorato, ricercatorato, etc. Quando questo non funziona, ci sono comunque altre forme di formazione: conosco varie persone di valore che non sono nell’accademia. Ecco, io proporrei il sistema delle ore di lettura, come i piloti d’aereo. Quando si può pilotare un jumbo? Quando, per ricorrere a un’iperbole, si sono fatte 8000 ore di volo. Quando puoi scrivere il tuo parere su un libro? Quando hai letto 8000 libri di teoria, di narrativa, di poesia; altrimenti non puoi parlare. Io non voglio sapere i pareri dei lettori, non mi interessano: deve essere vietato al lettore di parlare. Ma parto dalla grande idea di Borges per cui io vado molto più fiero del mio lavoro di lettore che di quello di scrittore. Essere lettori è una cosa importantissima. Questa specie di todos caballeros, questa gara a diventare tutti critici è insensata perché il lettore ha di per sé un’enorme, un’immensa dignità. I blog hanno questo rischio, trasformano i lettori in studiosi: questo non è possibile.

(leggi qui tutta l'intervista a Valerio Magrelli)

6 commenti:

amanda ha detto...

a parte te che tieni il conto annuale dei libri che leggi (io ho iniziato, l'ho fatto per una decina di anni poi mi sono persa)chi sa quando è arrivato ad 8000 e quindi acquisisce il diritto di parola? :)

sergio pasquandrea ha detto...

ovviamente quella di Magrelli è una provocazione, ma - scherzi a parte - il problema è autentico.
internet è un grande sistema orizzontale, nel senso che ti dà tutti i contenuti, ma non ti fornisce la struttura per metterli in ordine, per stabilire una gerarchia. quella te la può dare solo l'esperienza, che ti permette di passare dalla congerie all'ordine.
è per questo che il web non potrà mai sostituire l'esperienza umana (almeno finché non si creerà un computer capace di imparare e raziocinare: ma credo che per questo credo che ci vorrà ancora un bel po' di tempo).

Anonimo ha detto...

8mila libri? In tal caso stiamo zitti, per carità. Ma in quali contesti? Soltanto in pubblico, purificando la semiosfera, o anche in privato, inseguiti fino nei sogni da un Articolo-58 culturale? O il confine passa forse fra il proprio insignificante blog e quello altrui? Mi chiedo che effetto possano fare 8mila libri versati sopra un cervello, considerando l'esperienza di quanto possano sconvolgerti anche pochi libri-mondo che ti richiamo a continue riletture nel corso degli anni. Ti rendono migliore, ti fanno sviluppare e raggiungere l'elusiva “piena umanità” o non ti renderanno magari parte di una varietà un po' distinta, che ha reazioni tutte proprie, adattate a mille particolari mondi fantasmatici e con la quale diventa infine impossibile capirsi veramente? Personalmente, per molti libri non ho affatto la certezza che mi abbiano reso “migliore”. Almeno alcuni mi hanno piuttosto instillato vezzi, vanità e snobismi che soltanto altri sono riusciti in parte a mitigare. E' un esame difficile da fare già da una prospettiva interna, figuriamoci da quella esterna. Esternamente, la torrenzialità di Magrelli non depone bene, sembra proprio presumere che un “uomo compiuto” debba trovare straordinariamente interessanti le minuzie del suo percorso nel campo culturale - direi che in questo non assomiglia proprio a Borges che, oltre a non abusare della pazienza del lettore, stava sempre ben attento a non confondere umanità e letterarietà. Direi quindi che, con tutta l'offerta che c'è al mondo, preferisco a mia volta non sapere di Magrelli.

Anonimo ha detto...

Anzitutto, grazie per aver postato questa intervista: molto bella e piena di tanti spunti.

Per rimanere alla parte in esame, sono d'accordo con te: la diffusione degli spazi di discussione "di massa" su Internet (blog, forum, ecc.) anche nel campo della letteratura e della cultura, se è certamente un fatto positivo, porta però con sé anche il rischio della banalizzazione e dell'appiattimento, in mancanza di quelle competenze ed esperienze "minime" necessarie per inserire opere, autori, ecc. nel giusto contesto ed "ordinarli" (per usare le tue parole).

È in fondo lo stesso problema della sovrabbondanza di informazioni nella Rete: se non riesce a "filtrare" la tanta informazione paradossalmente diventa "non informazione"... La scuola dovrebbe dare i primi strumenti critici per queste operazioni, ma qui si spalanca un baratro...

Non mo ritrovo in tutte le cose che Magrelli dice nell'intervista ma... che bello poterlo leggere!

Grazie ancors e bion lavoro.

Gianni

sergio pasquandrea ha detto...

@anonimo
Ovviamente, ripeto, quella di Magrelli è una provocazione, che però punta a un problema reale.
Quanto alle "minuzie del suo percorso", il tema dell'intervista è proprio quello...
A me non sempre mi piace come poeta, ma lo rispetto.

@Gianni
grazie a te, torna a trovarmi quando vuoi.

sergio pasquandrea ha detto...

"a me non sempre *piace*", ovviamente, senza "mi".