lunedì 18 giugno 2012

da qualche parte


L'Italia delle città e l'Italia dei paesi ormai offre solo visioni disordinate, parti molto piccole, nascoste in mezzo a una periferia sfilacciata. E' andata così e più o meno ne conosciamo i motivi. Ci vorrà molto tempo per ridare ai paesi e alle città una forma che ci piace, occorreraà un lavoro di sottrazione. Invece si continua ad aggiungere. Il disordine che portiamo fuori è frutto di una società scontenta, astiosa. Andando in giro poco alla volta si capisce che non è solo questione di aver sbagliato il disegno, a essere brutte non sono solo le cose. E' il nostro stare insieme che non funziona. Basta un prelievo di poche scene, cittadine o paesane, e il risultato è un liquido scuro. Ognuno parla da un luogo in cui ha detto addio a tutti gli altri. La società è basata su un diluvio di bugie, si rimane insieme per diplomazia. I luoghi non ci corrispondono e noi non corrispondiamo ai luoghi, le vicinanze sono sempre precarie, un colpo di vento le fa saltare. Si parla tanto di comunità, ma a malapena riusciamo a contenerci in noi stessi. Emettiamo segnali contrastanti. E' tutto un intreccio di rotte indecise. Solo quando il filo si spezza ci accorgiamo che in fondo qualcosa di quello che stiamo facendo ha un senso. Ci accorgiamo che il segreto è il semplice stare da qualche parte, con quello che c'è, perché è sempre tanto, una collina, un albero.

Franco Arminio, "Terracarne"

1 commento:

amanda ha detto...

Più leggo Arminio e più mi piace quello che ha da dire