venerdì 14 ottobre 2011

diplomazia - 2


Il "blindfold test" (letteralmente: test bendato) è un giochino in cui a qualcuno viene fatto ascoltare un brano senza rivelargli nulla circa titolo, anno, interpreti, eccetera. La vittima deve dare un giudizio e, se possibile, cercare di indovinare chi sono i musicisti.
Miles Davis fu sottoposto a questo blindfold test dal critico Leonard Feather nel 1964, per la rivista "Downbeat" (traduco il testo da qui).


1. Les McCann-Jazz Crusaders, All Blues (Pacific Jazz)
Wayne Henderson, trombone; Wilton Felder, sax tenore; Joe Sample, pianoforte; McCann, piano elettrico; Miles Davis, autore del brano.

E che cosa dovrebbe essere questo? Non è niente. Non sanno che farsene del brano: o lo suoni blues, o lo suoni su una scala [modale]. Non si suonano i bemolli. Non l'ho scritto perché ci si suonassero i bemolli: sai, le terze minori. O suoni tutto l'accordo, oppure... ma non cercare di suonarlo come suonassi, ah, Walkin' the Dog. Capisci che cosa intendo?
Quel trombonista: il trombone non deve suonare così. Siamo nel 1964, non nel 1924. Forse se il pianista se la fosse suonata da solo, sarebbe successo qualcosa.
Dargli un voto? E come posso dargli un voto?


2. Clark Terry, Cielito Lindo (da "3 in Jazz", RCA Victor)
Terry, tromba; Hank Jones, pianoforte; Kenny Burrell, chitarra.

Clark Terry, vero? Sai, mi è sempre piaciuto Clark. Però questo è un brutto disco. Ma perché fanno dischi così? Con la chitarra di mezzo, e quel cazzo di pianista. Non ha fatto niente per la sezione ritmica: non hai sentito come s'impappinava? Sarebbero bastati un contrabasso e Terry.
E' questo che manda a puttane la musica, sai. Le case discografiche. Fanno troppi brutti dischi, man.


3. Rod Levitt, Ah! Spain (da "Dynamic Sound Patterns", Riverside)
Levitt, trombone, compositore; John Beal, contrabbasso.

L'idea era carina, ma non hanno saputo farne niente. Comunque, il bassista era bravo.
Che cosa stanno cercando di fare, copiare Gil [Evans]? Non ha quel sapore spagnolo: non si muove. Vanno su per triadi, ma mancano tutti quegli accordi: e non ho mai sentito nessun brano spagnolo dove ci fosse una figura che andava [così].
Questa è roba vecchia, man. Sembra la band del programma di Steve Allen. Dagli qualche stella solo per il bassista.


4. Duke Ellington, Caravan (da "Money Jungle", United Artists).
Ellington, pianoforte; Charlie Mingus, contrabbasso; Max Roach, batteria.

E che dovrei dire di questo? E' ridicolo. Vedi come mandano a puttane la musica? E' un cattivo accoppiamento. Non si adattano l'uno all'altro. Max e Mingus possono suonare insieme, di per sé. Mingus è un diavolo di bassista, e Max è un diavolo di batterista. Ma Duke non può suonare con loro, né loro con Duke.
Ora, come fai a dare qualche stella a una cosa così? Le case discografiche dovrebbero essere prese a calci nel didietro. Qualcuno dovrebbe prendere un po' di cartelli e picchettare le compagnie discografiche.


5. Sonny Rollins, You Are My Lucky Star (da "Our Man in Jazz", RCA Victor).
Don Cherry, tromba; Rollins, sax tenore; Henry Grimes, contrabbasso; Billy Higgins, batteria.

Beh, perché dovevano finire così? Don Cherry mi piace, e Sonny mi piace, e l'idea del brano è carina. Il ritmo è carino. Non mi ha interessato molto l'assolo del bassista. Cinque stelle significa buonissimo? E' solo buono, non di più. Dagliene tre.


6. Stan Getz - Joao Gilberto, Desafinado (da "Getz-Gilberto", Verve)

Getz, sax tenore; Gilberto, voce.

Gilberto e Stan Getz hanno fatto un disco insieme? Stan ha suonato bene. Mi piace Gilberto; non mi fa impazzire la bossa nova fatta da chiunque. Mi piace il samba. E mi piace Stan, perché ha un sacco di pazienza, nel modo in cui suona quelle melodie: c'è gente che non sa tirar fuori niente da un brano, ma lui sì. E ci vuole un sacco di immaginazione, e lui ce l'ha, mentre tanti altri no.
Quanto a Gilberto, potrebbe anche leggere il giornale e suonerebbe bene lo stesso! Gli do cinque stelle.


7. Eric Dolphy, Mary Ann (da "Far Cry", New Jazz).
Booker Little, trumpet; Dolphy, composer, alto saxophone; Jaki Byard, piano.

Questo dev'essere Eric Dolphy: non c'è nessun altro che possa suonare così male! La prossima volta che lo vedo gli pesto un piede. Stampalo. Penso che sia ridicolo. E' un coglione.

(Feather): Su "Downbeat" non si stampano queste parole.

(Davis): Mettici solo che è un shhhhhhhhhhhhhh, e basta! La composizione è brutta. Il pianista la manda a puttane, si mette di mezzo e non si capisce come le cose andrebbero accentate.
E' un brutto disco, e di nuovo è colpa della casa discografica. Non mi è piaciuto il suono del trombettista, non ha fatto niente. Andare veloce va bene se suoni in quel modo, come Freddie Hubbard o Lee Morgan; ma ci devi mettere dentro qualcosa, e la sezione ritmica ti deve star dietro; non puoi solo continuare a suonare crome.
Il pianista fa schifo. Devi pensare, quando suoni; ci si deve aiutare l'un l'altro: non puoi suonare solo per te stesso. Devi suonare con chiunque suoni con te. Se io suonassi con Basie, aiuterei quel che sta facendo: quel feeling particolare.


8. Cecil Taylor, Lena (da "Live at the Café Montmartre", Fantasy).
Jimmy Lyons, alto saxophone; Taylor, piano.

Toglilo! Questa è roba brutta, man. Per prima cosa, sento dei cliché parkeriani. E non ci stanno nemmeno bene. E' questo che piace ai critici? Quei critici dovrebbero smetterla col caffè. Se non c'è niente da ascoltare, farebbero meglio ad ammetterlo. Ma prendere una roba del genere e dire che è buona, perché non c'è niente da ascoltare, è come andare a prendersi una prostituta.

(Feather): Quest'uomo ha detto di essere stato influenzato da Duke Ellington.

(Davis): Non me ne frega un cazzo! Dev'essere Cecil Taylor. Giusto? Non mi interessa da chi è ispirato. Quella roba non è niente. In primo luogo non ha la... sai, il modo in cui si mettono le mani sul pianoforte. Non ha il tocco capace di tirar fuori qualunque cosa pensi di fare.
Posso capire come sia influenzato da Duke, ma mettere il pedale della risonanza sul pianoforte e fare una frase per me è roba vecchia. E quando il sax alto si mette lì e suona senza avere un suono... E' per questo che non compro mai dischi.

5 commenti:

lillo ha detto...

terribilmente impietoso! (e divertente, lo ammetto). cioè ha salvato solo desafinado e quasi più per simpatia che per altro.
money jungle è un bel disco, almeno secondo me (che non sono miles davis). e per quel poco che conosco eric dolphy trovo che sia un grande musicista. però gli altri non li conosco. tu che ne pensi? gli hai sentiti? quanto è giusto il suo giudizio?

sergio pasquandrea ha detto...

"money jungle" è un capolavoro e dolphy è assolutamente un genio. gli altri non li conosco tutti, ma considera che miles era un gran paraculo.

Marco Bertoli ha detto...

considera che miles era un gran paraculo.

È vero, però nota che fa sempre delle critiche musicali circostanziate!

sergio pasquandrea ha detto...

@marco
certo, ma è anche vero che i suoi commenti, per quanto brillanti e puntuali, sono anche terribilmente faziosi.
eclatante il caso di dolphy e taylor, dove si rispecchia la nota avversione di miles per il free (avversione, poi, più di parole che di fatti, visto che nel 1964 la sua musica era "libera" quasi quanto quella di dolphy, anche se si tratta di un diverso tipo di "libertà").

sergio pasquandrea ha detto...

oltretutto, se non ricordo male, nell'autobiografia miles dice che questo blindfold test uscì su downbeat subito dopo la morte prematura di dolphy, e che molti lo accusarono di cinismo per averlo stroncato in maniera così brutale (anche se chiaramente l'intervista era stata rilasciata tempo prima).