sabato 6 agosto 2011

milo de angelis, ancora lui


L'ora legale

"Mio figlio sbanda agli angoli della stanza".
Quella che abbiamo visto ubriaca in una
spiaggia dell'adriatico
con la sua eternità di vita e balbuzie
dentro di noi che non possiamo
toccare senza contagio
e camminiamo verso Santa Rita della Croce
... con una minuscola ...
con una pura minuscola si ricomincia.

Ricordo il cielo
degli amici e la paura del papavero: ogni
debito è rimesso
in campo e in canizie, in
piombo, in cecità.

Ma quel volo compatto e fissato al lampo
come una testa di fronte a sé, come un dubbio
rallentò da un solo lato. Il cardiogramma
fu disegnato a matita
da qualche dio consenziente, e le donne,
le donne felici.

* * *

Telegramma

La finestra è rimasta come prima. Il freddo
ripete quell'essenza idiota di roccia
proprio mentre tremano le lettere di ogni parola.
Con un mezzo sorriso indichi
una via d'uscita, una scala qualunque.
Nemmeno adesso hai simboli per chi muore.
Ti parlavo del mare, ma il mare è pochi metri quadrati,
un trapano, appena fuori. Era anche, per noi,
l'intuito di una figlia che respira
nei primi attimi di una cosa. Carta per dire
brodo e riso, mesi per dire cuscino. Gli azzurri mi chiamano
congelato in una stella fissa.

(da "Distante un padre", 1989)

* * *

Idroscalo

Il ragazzo che si tuffa
in un crawl potente e urta un sasso...
... la ciocca insanguinata...
... la giovinezza prese la forma
di un passo oscuro, di una rosa
appesa alla finestra
"salvami, padre, da quest'ora dolorosa"
la gente saliva, scendeva, cercava
una fune, una cosa
qualsiasi, sputava, gettava in acqua
il suo fazzoletto, ciascuno
parlava all'orecchio
di un altro, diceva
Dio non ha più desiderio,
una volta aveva freddo, Dio, tendeva
le mani per indossare
un cappotto, il primo, anche questo
che è vecchio, guarda,
toccalo, tienilo pure...
un cappotto, capisci, non i velluti
scesi dal cielo, ma questo,
il mio, persino il mio cappotto.

* * *

Per quell'innato scatto

Nel superotto girato al ginnasio
è già lei: la ragazza guerriera
sempre all'attacco.
Faceva segnali di fumo, fuochi di bivacco,
gettava in pattumiera i profumi ottocenteschi.
Ragazza dei baratri e dei bar, dei giochi
di destrezza, dei campionati studenteschi
vinti in scioltezza: nove secondi
con sei metri di distacco.
E io, in classe, quando mi accorsi che volava
("Nove netti sugli ottanta,
a quindici anni, ragazzi!")
l'ho chiamata subito Atalanta.
Stefania Annovazzi
si chiamava veramente
più spesso Stefanella.
Ma per tutti noi era quella
divina falcata adolescente.

(da "Biografia sommaria", 1999)

3 commenti:

amanda ha detto...

il problema è che mi perdo
e non mi ritrovo

kdhk ha detto...

questa foto sarebbe piaciuta molto a Balthus...

sergio pasquandrea ha detto...

@amanda
perdersi è già un ottimo inizio.

@kdhk
sì, ci ho pensato anch'io.