martedì 14 giugno 2011

sondaggio d'opinione


Vorrei presentare tre poesie ad un concorso. Dato che il bando specifica che i testi possono essere "editi o inediti", ho pensato di spedire qualcosa tratto da "Topografia della solitudine", il mio diario newyorkese in versi, uscito l'anno scorso per Fara Editore, che mi sembra la cosa migliore che io abbia mai scritto.
E dato che, in fondo, le poesie sono tutte figlie mie, e le figlie sono pezzi di cuore, sono riuscito a restringere la scelta a sei, ma non oltre. E qui entrate in ballo voi, miei venticinque fedelissimi, ai quali chiedo di indicarmi le vostre tre preferite.
Votate, votate, votate: ci sarebbe tempo fino a fine luglio, ma considerando che a luglio probabilmente sarò in giro per il mondo, diciamo che avete una decina di giorni per esprimere le vostre preferenze.
Questi sono i testi.



70, WASHINGTON SQUARE SOUTH



Difficile guardare
guardare e basta. Si cercano sempre scampoli
di significato familiare
anche nel catrame unto di fumo salato
o nella luce che rimbalza a ferirti
nel primo attraversamento di Madison Avenue. E invece
bisognerebbe che tutto fosse indifferente.
La mente è una trappola.
Lo scoiattolo si affaccia alla finestra
e guarda dall’alto l’incastro dei rumori
la luce gli sfina la coda
e tutta New York è un piano inclinato di intersezioni
e alleanze.
Il giorno finiva sempre all’imbocco della strada
anche se durava ancora al vertice

e il non capire aiutava
si era nudi come nei sogni
che ti tradiscono il respiro tra le costole.
Eri un atlante le membra sparpagliate
nessuno a ostacolarti il circolo
virtuoso dei pensieri
l’impigliarsi trionfante sempre nello stesso
crocicchio la combustione gioiosa.

* * *

GRAND CENTRAL STATION

Da che mondo è mondo, tutti si cerca un fastidio
un sassolino tra le lenticchie
solo così si scoperchia la solitudine
si getta un piccolo uncino sulla pelle dei passanti.
Chiunque è capace di premere la carne dura
o persino di divaricarla
ma vorrei vedervi alle prese con questa roba molle
insomma l’anima
o come la chiamate.
C’è sempre da qualche parte qualcuno che intubato
sente cedere la lenza
capisce che è finita.

* * *

SOTTO NEW YORK

si dice, c’è la città dei topi.
Io avevo trovato un ingresso
sulla 76esima West, nel muro del ripostiglio.
Dell’ospite ho visto le mani
(una volta) e l’orma dei denti sul biscotto.
Era uno dal sangue veloce
io dormivo radente alle sirene
lui limava la notte attorno alle lenzuola.
Finì che gli otturai la tana
non c’era dialogo possibile
tra la sua fame e la mia.

* * *

Y.M.C.A.

Con tutte quelle persone
il gioco era scivolare sulle vite nel passaggio
dalla terra al grattacielo
assecondare gli spigoli

era affondare in Greenpoint come in una cruna
aspettare l’eco dei rumori
sgominare la matassa cercare l’unica
voce umana.
Un’altra sosta era la curva del corridoio
(the hallway) dove si attraversava l’odore di olio bruciato

anche lì si trattava di cercare l’angolo giusto
che ti avrebbe rivelato la fenditura.
Questo, piuttosto che le liste di appuntamenti (schedule)
o l’euforia della luce piena a Washington Square

(lì molti si sono gettati
dall’ultimo piano fin nel vuoto lucido
e ora tutto è transennato
i vetri puliti i libri a portata di mano

ma ci sono momenti che la carne vive
sotto i tavoli ad esempio
o nel movimento di compressione necessario
a raggiungere gli scaffali più bassi).

Come amavo l’umiltà delle schiene nude
i piedi in fila le maree degli odori.

* * *

EAST HOUSTON STREET


Downtown è già abbastanza triste
senza bisogno di trombe sordinate.
Un mare di piombo sigilla le linee prospettiche.
Rasoterra si smarrisce l’organizzazione formale
e le rette perpendicolari cedono il posto ai detriti.
E allora meglio
la vernice gonfia l’odore stremato del ferro caldo e della gomma
lo stridore paziente delle cremagliere

i tunnel non conducono alle Madri
solo a pozze di pioggia isole di canto

si ha sempre la sensazione di essere più giovani
di quanto si dovrebbe.

* * *

LUNGO BROADWAY

New York, tutto sommato, è stata
una topografia della solitudine.
Vorrei insistere sui luoghi di passaggio
sulle ragazze portoricane che aspettano
con la ringhiera stampata dietro le cosce.
Un giorno probabilmente qualcuno è stato qui
a guardare con la camicia aperta sul petto
la faccia corrosa dal sole
quando l’odore era ancora quello della corda tesa
e del catrame caldo.
Ma è passato molto tempo: chi sospira viene subito nascosto
solo la spazzatura si esibisce
la fermentazione trionfante
la fame futura.
Non riesco a credere ai colori autunnali di Central Park
né ai suoi scoiattoli.

Eppure ci dovrebbe essere ancora qualcuno ad aspettare
per scremare il latte bollito tirare ago e filo tra i denti asciugare il lavello
prima o poi i grattacieli saranno secchi come vecchie ossa

e ci saranno voci snelle corpi trapassati dalla morte
che torneranno ad occupare l’orizzonte
asseconderanno i colori
consumando lenti fuochi nelle gole trasparenti.

17 commenti:

amanda ha detto...

voto grand central station, ma sicuro di voler partecipare con topografia della solitudine? con questa raccolta avevi già partecipato ad altro concorso ed eri stato anche premiato o segnalato, mi pare; perchè non dare chance alla nuova produzione, non mi pare bello arroccarsi, e tra le cose che ci hai regalato ultimamente ce ne sono di bellissime

lil ha detto...

di quelle che hai postato secondo me le prime 3, anche se è difficile, perchè non c'è un solo verso brutto in quella raccolta...
se poi dovessi dirne una io dal libro, allora quella senza titolo che comincia con "a letto mi cullava la musica di carburatori e sirene..." è la mia preferita... anche se forse la consideri più una prosa che un testo non lo so, a me ricorda molto certe cose di ginsberg, adattissima all'interpretazione... però non vorrei confonderti le idee ancora di più... l'idea di amanda non è sbagliata... o meglio potresti, visto che sono 3, mandare qualcosa di topografia e qualcosa dalle nuove... non si sa mai che piega prendano questi concorsi...

sergio pasquandrea ha detto...

@amanda
perché ho una regola.
chiamami pure cinico, però partecipo ai concorsi solo in due casi: se ti pubblicano qualcosa (libro/plaquette), o i premi sono in danè (targhe, coppe e attestati ne ho fin troppi).
in questo caso non pubblicano, però c'è un discreto gruzzoletto di "sghei" in palio, e per una volta tanto che l'arte dà pane, io punterei sul sicuro...
;-)

sergio pasquandrea ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
sergio pasquandrea ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
sergio pasquandrea ha detto...

@antonio
quella è una prosa poetica, mentre qui penso che intendano proprio poesie-poesie.

preferirei tre cose tratte dal libro anche perché mi pare che, se c'è un'unità tematica/stilistica, si rafforzino a vicenda.
(quando esponevo quadri ho sempre visto che, ad esempio, tre paesaggi, o tre disegni a sanguigna, o tre acquerelli rendono meglio che tre opere eterogeee per temi o per tecnica).

Jazz nel pomeriggio ha detto...

3, 4, 5. Ma non so davvero entrare nella testa di un giudice di poesia.

Auguri

natakarla ha detto...

Mi trovo ancora nella bocca di Amanda, compreso il suo suggerimento, che se ha battuto di pochissimo 70 Washington square south.
Se posso permettermi, prendi in considerazione le tue ultime: Ad E, da lontano, oppure Il pianto, Su un addio.
Quelle che ci hai proposto sono un pò come le tue adolescenziali: osservazioni e stupori, mentre nelle ultime non solo lasci trasparire te stesso, ne sei legato indissolubilmente. Pensaci: magari non farne di niente, ma prendile in considerazione. I membri delle giurie sono strani, alcuni non amano molto le introspezioni (anche se le tue non scendono mai al di sotto d'un tono sobrio) altri si. Non so in quale periodo hai scritto quelle che ci proponi, ma sono un curioso ritorno al passato, al "vediamo cosa mi succederà oggi".
Per me le nuove sono di gran lunga migliori.
Tienici informati.
Carla

sergio pasquandrea ha detto...

ciao, carla.
innanzi tutto grazie del post sul tuo blog.
queste poesie sono state scritte tra il 2008 e il 2009, anche se in realtà il mio soggiorno a NY risale alla fine del 2006.
quanto alle tue impressioni, direi che non si tratta tanto di un ritorno all'adolescenza, quanto al fatto che questi testi riflettono un'esperienza di effettivo spaesamento: trovarmi, completamente da solo, in una città straniera e sconosciuta, immensa, soverchiante, con in più una serie di responsabilità "istituzionali" (ero lì per conto della mia università).

le ultime poesie sono in rielaborazione per la plaquette che uscirà tra breve le smasher, quindi preferirei lasciare le due cose separate...

comunque, grazie a tutti per i vostri commenti, che sono sempre illuminanti.

ghzk ha detto...

sorprende anche me che tu voglia rimandare le vecchie poesie. puoi costruire un'altro trittico.

la mia preferita non parla di NY ma di riti di passaggio :

Completo la ronda notturna lo scavo
fosforescente
l'inventario di sagome e fruscii
valvole e serrature. Misuro
l'incastro dei fiati
l'oracolo delle membra abbandonate
sulle sabbie irrequiete dei sogni. L'ultima luce
per la scatola fioca il tuo respiro
poi la resa
la caduta a piombo il sale
nero del sonno.

amanda ha detto...

ghzk: è anche la mia preferita, penso in assoluto

lazard ha detto...

GRAND CENTRAL STATION
SOTTO NEW YORK
sono le più belle

poi metterei
Y.M.C.A

Buona fortuna Sergio

natakarla ha detto...

Come ti dicevo, da me, grazie per avermi dato l'opportunità di farlo.
Sulle mie impressioni, il discorso sarebbe lungo: tu comunque sai quelle che erano le emozioni di quei momenti.
Daniz, la fortuna non serve a Sergio. A lui basta la sua poesia.
Carla

Daniele Barbieri ha detto...

Io direi 2, 3 e 6 (Grand Central,Sotto NY, e Lungo Br.). La 1 è bella ma ha un paio di punti di caduta, almeno per il mio gusto. La 4 e 5 mi convincono meno.
Attento al refuso nel verso 2 dell'ultima.
Garcia Lorca su New York l'hai letto abbastanza, mi pare. Oppure è una semplice convergenza?
In bocca al lupo
db

sergio pasquandrea ha detto...

garcia lorca è stato una delle letture della mia adolescenza (i due volumi guanda con l'opera omnia tradotta da bo, a loro volta appartenuti a mio padre da giovane).
all'epoca ci capii pochissimo, ma mi affascinarono enormemente; e si vede che sono rimasti, almeno a livello inconscio.

sergio pasquandrea ha detto...

dunque per ora la graduatoria è:

WASHINGTON SQUARE: 1
GRAND CENTRAL: 5
SOTTO N.Y.: 4
YMCA: 2
HOUSTON STREET: 1
LUNGO BROADWAY: 1

(e grazie a tutti)

Anonimo ha detto...

Mmm da profano le mie preferenze vanno in ordine a:
GRAND CENTRAL STATION,
SOTTO NY e LUNGO BROADWAAY

e complimenti cmq :)

aL