J. R. R. Tolkien (a cura di Wu Ming 4), Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm, Bompiani 2010 (95 pp., 9 €)
L'ho detto e non lo nego: i Wu Ming mi stanno antipaticuzzi, però è innegabile che sanno scrivere, e che come agents provocateurs culturali sono quasi sempre intelligenti e acuti.
Poi, non so se l'ho già detto, ma comunque lo dico ora: considero Tolkien uno scrittore di gran lunga superiore ai suoi tanti epigoni e mi pare un vero peccato relegarlo nell'odiosissima categoria della “letteratura per ragazzi”.
Detto questo: Wu Ming 4 si era già occupato di questo testo in un interessante libretto che avevo letto e recensito qualche mese fa. Ora lo ripubblica, con una serie di utili apparati.
Si tratta di un racconto nato a margine della “Battaglia di Maldon”, uno dei più noti poemi dell'antica letteratura anglosassone, incentrato sull'ultima eroica battaglia del conte Beorhtnoth, anziano condottiero inglese caduto in uno scontro con gli invasori vichinghi, il 10 agosto del 991.
In estrema sintesi: Beorhtnoth ha fermato i nemici in una strettoia, dove potrebbe facilmente tenerli inchiodati; ma tutto d'un tratto cambia idea e concede loro di passare per affrontarlo in campo aperto. Grave errore, perché gli avversari, in numero soverchiante, massacrano il conte e il suo esercito per poi dilagare rovinosamente in tutto il paese.
Tolkien compie una doppia operazione, filologica e meta-narrativa. Filologica, perché rilegge uno dei termini-chiave del poema, ofermod, con il quale l'antico poeta definisce il comportamento del conte. Tolkien ne rovescia completamente l'interpretazione: non semplicemente “orgoglio”, ma “orgoglio smisurato”, “temerarietà”. Meta-narrativa, perché per sostenere la sua tesi scrive un'ipotetica prosecuzione del poema, nella quale due personaggi, Tìda e Totta, raggiungono il campo di battaglia per riportare indietro il cadavere decapitato del condottiero.
Entrambe le operazioni hanno un identico fine: una critica radicale dell'ideale eroico, basato sulla ricerca della gloria personale a scapito di qualunque altra considerazione. Secondo l'interpretazione di Tolkien, Beorhtnoth ha agito spinto dall'ambizione di conquistarsi una morte gloriosa, senza tener conto di un dovere più alto, quello di difendere l'intero paese e la popolazione a lui affidata.
Considerazione utile a quanti considerano l'epica tolkieniana un'esaltazione nazistoide dell'eroismo superomistico.
Il libro include anche il poema originale e un bel saggio dell'esperto tolkieniano Tom Shippey.
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