Massimo Semerano/Marco Nizzoli, Fondazione Babele, Blackvelvet Altrevisioni 2008 (183 pp., € 19)
“Fondazione Babele” la ricordavo perché nei primi anni Novanta, quando leggevo fumetti in maniera pressoché compulsiva, mi erano capitati in mano degli albetti con un paio di avventure della serie. È probabile che li avessi comprati al Buco, un posto alquanto sordido, praticamente uno scantinato in un vicolo di Perugia, nel quale un vecchio dall'apparenza laida smerciava di tutto, dai numeri originali di Frigidaire ai pornazzi usati (per la cronaca, il posto è stato chiuso qualche anno fa, quando la finanza scoprì un giro di film porno amatoriali, realizzati da coppie perugine e venduti sottobanco dal suddetto vecchio).
Comunque, lo stile di Marco Nizzoli – all'epoca esordiente – mi aveva colpito, e negli anni successivi lo avevo incrociato altre volte, ad esempio in un paio di numeri della bella (e purtroppo defunta) serie bonelliana “Napoleone”, o in alcune storie erotiche davvero ben fatte. Poi l'avevo perso di vista, e solo di recente ho scoperto che ormai lavora in prevalenza per il mercato fracese (come al solito, noi italiani i nostri talenti ce li teniamo ben stretti). Se volete un'idea, diciamo che è un qualcosa che sta tra Milo Manara, Moebius e i manga giapponesi, con una spruzzata di Schiele a redere il tutto più elegante. Per i curiosi, qui c'è il suo blog.
“Fondazione Babele” consiste in dieci storie, uscite tra il 1991 e il 1993 su “Cyborg”, una delle tante riviste di fumetto che in quegli anni nascevano e morivano come funghi.
I protagonisti sono tre cinici artisti multimediali che si muovono in una futuribile New York cyberpunk: il nasuto Vincent “Squalo” Klein, il palestrato Kurt Interior, l'adolescente tecnomaniaco Mitsuhiro Honda e lo spregiudicato manager Pantaleo. A loro si aggiunge Rosa Casta, procace ex-pornostar dalla pettinatura fallica, morta nell'esercizio delle sue funzioni e poi risorta grazie a una misteriosa entità aliena che ha preso possesso del suo corpo.
Le tavole di Nizzoli sono esplosioni di virtuosismo grafico, sovraccariche di dettagli, e Semerano le serve con sceneggiature grottesche e lisergiche.
Nell'introduzione, si parla di un possibile prosieguo della serie. Io ci spero.
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