sabato 8 gennaio 2011

per un'assenza



Se muore un uomo,

con lui muore
la sua prima neve, il primo bacio,
la sua prima battaglia…
E tutto egli porta via con sé.
Restano, è vero, libri e ponti.
Macchine e quadri. E’ destino
che molto rimanga, eppure
qualcosa se ne va lo stesso.
E’ la legge di un gioco spietato:
non muoiono uomini,
ma interi mondi.
[...]
Impossibile risuscitare i loro mondi misteriosi.
Ma ogni volta desidero ancora
gridare
per questa irrevocabilità.

(Evgenij Aleksandrovič Evtušenko)


Le cose accadono, non bisogna sentirsene in colpa. Non bisogna, eppure non se ne può fare a meno. Anche ora che sono passati dieci anni.
Non ho colpa se Carlo non volle vedere nessuno prima di morire; se non volle che nessuno sapesse e vedesse. Non ho colpa se, mentre moriva, io ero lontano e baciavo la mia ragazza.
Non ho colpa se l'avevo visto ad agosto, e a gennaio il cancro se l'era già divorato per intero, senza che potessi nemmeno salutarlo. Gli avevo scritto, no? E lui non mi aveva risposto.
Non ho colpa nemmeno se non ho potuto prendere un giorno di ferie per andare al suo funerale (a che sarebbe servito, del resto?).
Eppure ho la colpa di essere vivo e felice. Ho la colpa di ascoltare musica, di leggere, di ridere e di pensare.
Carlo aveva capelli biondi da scandinavo, occhi azzurri, gli piaceva il freddo (mentre io lo detesto), quando ti parlava ti si appiccicava alla faccia come fanno i miopi, suonava il contrabbasso (male, ma non gliel'ho mai detto), guidava un po' troppo veloce, al liceo gli passavo le versioni di latino (ma il prof ce l'aveva con lui e gli metteva sempre cinque), studiava a Napoli, aveva cambiato tre o quattro facoltà prima di prendere filosofia, aveva un po' il vizio di tagliare i panni addosso a tutti.
Mi aveva fatto ascoltare "Kind of Blue", "My Favorite Things" e "The Shape of Jazz to Come", e di questo gli sarò grato in eterno.
Mi diceva sempre che sarebbe venuto a trovarmi per Umbria Jazz e non l'ha mai fatto.
Quando è morto, il tredici gennaio di dieci gennai fa, non aveva ancora venticinque anni, e io non posso fare a meno di sentirmi in colpa per averne trentacinque.

(nella fotografia: R. Mapplethorpe, Calla)




http://www.youtube.com/watch?v=crPqaCgeGLA

1 commento:

amanda ha detto...

ci sono sempre più assenze a mano a mano che gli anni si accumulano, ma ci sono assenze che feriscono così profondamente.Dopo 13 anni ancora mi trovo a pensare questo gli sarebbe piaciuto molto, per questo mi detesterebbe,e mi mancano un sorriso, una lentiggine, uno sguardo severo, la gelosia per ciò che mi lega a suo fratello che è l'uomo della mia vita nonchè il suo più grande amico. E' stato mio fratello in amore per 17 anni