Montale sapeva di essere il più grande poeta italiano del novecento. il più grande poeta alto del novecento. E proprio oggi che se ne avrebbe un gran bisogno, peccato si debba usare la parola Alto un po' colla lesione d'orgoglio di chi subisce l'azione d'un elite, soccombe; dall'altra quindi come una sorta di reverenza ad una personalità altera, granitica, secolare... portatrice di una estetica fuori dal popolo e dalla vita contingente. Poeta di uno snobismo palese e squillante, è riuscito a impossessarsi di una lingua quotidiana non troppo sua e inciderla nella grande poesia del nostro secolo... pur rimanendovi sempre abbastanza alieno (a quella lingua) cucendo la riscossa alla tradizione all'interno del suo cuore marcio, finendo per gettarlo via come un guscio di lupino spolpato
la cosa che mi inquieta di montale è questa immagine che ne abbiamo noi, di eterno vecchio, di mai stato giovane. persino le sue prime raccolte mai le diresti, se non a tratti, opere di un ragazzo o di un giovane uomo, e tutte le foto, o perlomeno la maggior parte ce lo rappresentano triste, imbolsito, bianco e con le borse agli occhi... insomma se quando dici sommo dici vecchio crei una sorta di iato profondissimo in una società (la nostra) che ha fatto dell'eterna rincorsa alla giovinezza, al fuggevole, il suo punto di forza (non poetico). e quando persino il presidente del consiglio si fa trapiantare i capelli, il sogno di questo povero sommo poeta fuori dal tempo, che sogna alla sua età, con le sue gambe di vecchio, di vincere la corsa, mi fa molta commozione. è un sogno pieno di verità e di simboli.
era il tempo dei saggi anziani che stavi ad ascoltare ammirato, raccontavano storie che emozionavano, raccontavano in certi casi storie di guerre così lontane e così vicine
a me aveva colpito molto la voce di montale. non l'avevo mai sentita prima. non so perché, me lo immaginavo con un vocione più profondo: mentre quella vocina un po' chioccia, con quella traccia di accento ligure e quella vena emergente di ironia e candore, mi fa tanta simpatia.
@Daniz con me sfondi una porta aperta: Montale è il mio poeta, lo è sempre stato, fin da quando a 14-15 anni scoprii nello studio di mio padre una copia degli Ossi di seppia e la consumai a forza di leggerla.
@amanda sogna chi è infelice. io in questo momento sono (ragionevolmente) felice.
@lillo "questa immagine che ne abbiamo noi, di eterno vecchio, di mai stato giovane. persino le sue prime raccolte mai le diresti, se non a tratti, opere di un ragazzo o di un giovane uomo
sospetto si tratti di una delle ragioni (se non la ragione) che me lo hanno fatto amare.
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7 commenti:
Montale sapeva di essere il più grande poeta italiano del novecento. il più grande poeta alto del novecento.
E proprio oggi che se ne avrebbe un gran bisogno, peccato si debba usare la parola Alto un po' colla lesione d'orgoglio di chi subisce l'azione d'un elite, soccombe; dall'altra quindi come una sorta di reverenza ad una personalità altera, granitica, secolare... portatrice di una estetica fuori dal popolo e dalla vita contingente.
Poeta di uno snobismo palese e squillante, è riuscito a impossessarsi di una lingua quotidiana non troppo sua e inciderla nella grande poesia del nostro secolo... pur rimanendovi sempre abbastanza alieno (a quella lingua) cucendo la riscossa alla tradizione all'interno del suo cuore marcio, finendo per gettarlo via come un guscio di lupino spolpato
e tu Sergio cosa sogni?
la cosa che mi inquieta di montale è questa immagine che ne abbiamo noi, di eterno vecchio, di mai stato giovane. persino le sue prime raccolte mai le diresti, se non a tratti, opere di un ragazzo o di un giovane uomo, e tutte le foto, o perlomeno la maggior parte ce lo rappresentano triste, imbolsito, bianco e con le borse agli occhi... insomma se quando dici sommo dici vecchio crei una sorta di iato profondissimo in una società (la nostra) che ha fatto dell'eterna rincorsa alla giovinezza, al fuggevole, il suo punto di forza (non poetico). e quando persino il presidente del consiglio si fa trapiantare i capelli, il sogno di questo povero sommo poeta fuori dal tempo, che sogna alla sua età, con le sue gambe di vecchio, di vincere la corsa, mi fa molta commozione. è un sogno pieno di verità e di simboli.
era il tempo dei saggi anziani che stavi ad ascoltare ammirato, raccontavano storie che emozionavano, raccontavano in certi casi storie di guerre così lontane e così vicine
a me aveva colpito molto la voce di montale. non l'avevo mai sentita prima.
non so perché, me lo immaginavo con un vocione più profondo: mentre quella vocina un po' chioccia, con quella traccia di accento ligure e quella vena emergente di ironia e candore, mi fa tanta simpatia.
@Daniz
con me sfondi una porta aperta: Montale è il mio poeta, lo è sempre stato, fin da quando a 14-15 anni scoprii nello studio di mio padre una copia degli Ossi di seppia e la consumai a forza di leggerla.
@amanda
sogna chi è infelice. io in questo momento sono (ragionevolmente) felice.
@lillo
"questa immagine che ne abbiamo noi, di eterno vecchio, di mai stato giovane. persino le sue prime raccolte mai le diresti, se non a tratti, opere di un ragazzo o di un giovane uomo
sospetto si tratti di una delle ragioni (se non la ragione) che me lo hanno fatto amare.
parliamo di matematica che ti piace tanto:
"sogna chi è infelice"
+
"io in questo momento sono (ragionevolmente) felice"
=
"sto vivendo un sogno"
(ragionelove)
davvero sogna chi è infelice?
sono contenta che tu sia ragionevolmente felice :)
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