mercoledì 5 gennaio 2011

il tempo e la bellezza


Anche in pieno giorno nella Stanza del Tè, la luce è sempre soffusa, poiché gli spioventi del tetto lasciano a malapena penetrare pochi raggi di sole. Ogni cosa è delicata nel colore, dal pavimento al soffitto; anche gli invitati hanno scelto con cura le loro vesti, optando per le tinte più discrete. La patina del tempo ricopre ogni oggetto, poiché in questo luogo non è ammesso niente di nuovo all’infuori del lungo cucchiaio di bambù ed all’asciugatoio di tela che deve essere nuovo e di un candore immacolato. Ogni utensile deve essere lindo e pulito per quanto vecchio esso sia. Anche l’angolo della Stanza del Tè più remoto non deve conoscere il benché minimo strato di polvere, poiché se così non fosse il padrone di casa non potrebbe ritenersi un Maestro del Tè, che deve possedere, come principale qualità, quella di scopare, pulire e lavare da se stesso la Stanza. Anche pulire e spolverare è un’arte. Un antico oggetto di metallo non deve venire lucidato sconsideratamente, con l’energia che vi impiegherebbe una massaia olandese. Su di un vaso da fiori le gocce d’acqua non devono venire asciugate ma lasciate, cosicché possano richiamare la rugiada e la freschezza.

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La Stanza del Tè è completamente vuota, lo ripeto, all’infuori di quello che vi può essere portato per un periodo temporaneo e per rispondere a qualche fantasia estetica. Vi si porta a volte un oggetto di un particolare interesse artistico e si sceglie e si dispone ogni altra cosa in modo da far valere la bellezza del tema principale. Come non si possano ascoltare contemporaneamente diversi brani musicali, così si può comprendere il bello unicamente quando ci si concentra su di un motivo particolare. Come si può vedere il sistema di decorazione delle nostre Stanze del Tè è nettamente diverso da quello usato in occidente dove spesso si trasformano in piccoli musei gli interni delle case. Ad un giapponese, abituato alla semplicità ornamentale e ai frequenti cambiamenti dell’arredo, un interno occidentale pieno zeppo di quadri, sculture e antichità di ogni epoca sembra una volgare ostentazione di opulenza.

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Soltanto nella Stanza del Tè ci si può consacrare all’adorazione della bellezza, senza timore di essere disturbati. Nel sedicesimo secolo la Stanza del Tè offrì ai guerrieri e agli Statisti, che lavoravano per l’unificazione e per la ricostruzione del Giappone, un gradito riposo dalle loro fatiche. Nel diciassettesimo secolo, con l’istaurazione del severo formalismo dei Tokugawa, essa costituì l’unica possibilità di libera comunione per le anime elette. Di fronte alla bellezza di un’autentica opera d’arte scompare ogni differenza tra il daimyo, il samurai e l’uomo del popolo. Oggi il processo di industrializzazione rende sempre più difficile la pratica del bello e del raffinato. Oggi più che mai sentiamo il bisogno della Stanza del Tè.

(Okakura Kakuzo, Il libro del tè)




http://www.youtube.com/watch?v=5mfyCI82lWM

6 commenti:

amanda ha detto...

come siamo lontani da tanta armonia, da tale gusto del particolare

ma saprei vivere così?

hzkk ha detto...

"lungo la corda del pozzo si è avvolto un convolvolo. andrò a chiedere l'acqua alla vicina"

Matsuo Basho

sergio pasquandrea ha detto...

@amanda
non credo sia un modo di vivere un'intera vita. piuttosto, sono degli istanti da ritagliare, quando si può.

amanda ha detto...

quello ti giuro che ci provo :)

lazard ha detto...

ho sempre trovato favolosa la pace, la soavità che la letteratura asiatica emana. solo che ho difficoltà a terminare romanzi di un mishima, un kawabata ecc per quanto li consideri gradevoli... non saprei meglio dire.

sergio pasquandrea ha detto...

@daniz
che ci piaccia o no, siamo occidentali, figli di un'altra cultura e un'altra tradizione.