Andrea Raos, Le api migratori, Liquid/Oèdipus 2007 (135 pp. € 10)
Ricopio dalla quarta di copertina.
“Nel 1956 alcuni membri della comunità scientifica brasiliana importarono in amazzonia dall'Africa api di quel continente, più robuste, e le incrociarono ad api produttrici di miele, inoffensive, meno aggressive.
L'obiettivo era rendere queste ultime più produttive dal punto di vista economico e industriale.
Una terribile serie di mutazioni non volute produsse le cosiddette 'api assassine', che fuggirono dal laborarorio e […] migrarono verso nord. […] All'inizio degli Anni Ottanta, la paura degli scienziati ed i funzionari del governo degli Stati Uniti era che queste api creassero panico e caos mentre, capaci di uccidere vite umane, risalivano il continente americano”.
All'apparenza, un soggetto improbabile per un libro di poesia.
E invece Andrea Raos non solo ne ha tratto proprio un libro di poesia, ma un libro di poesia tra i più potenti e originali che io abbia letto ultimamente. (Ora, non ho abbastanza familiarità con il frammentatissimo e magmatico panorama della poesia contemporanea per saper riconoscere se Raos abbia avuto dei modelli, e quali siano. Comunque, io non avevo mai letto nulla del genere).
Avverto subito che la poesia di Raos è percorsa da una forte tensione sperimentale, rivolta soprattutto verso il linguaggio: i versi si frammentano e spargono sulla pagina, le parole forzano senso e sintassi, cedendo agli slittamenti fonetici, inseguendo la lingua pre-umana e pre-logica delle api, il lessico mescola prosaico e sublime, citazioni dalla Playstation e traduzioni della Pharsalia di Lucano, scienza e cosmogonia.
Allo stesso tempo, però, “Le api migratori” (a proposito: com'è ovvio, la discrasia grammaticale del titolo è voluta, e mima linguisticamente la mutazione genetica degli insetti) è un poemetto coerente e compiuto, in cui si può sempre riconoscere una solida traccia narrativa.
L'unico neo è che, a mia notizia, di un libro così vigoroso, nuovo e coinvolgente (e difficile, certo) sembra non essersi accorto nessuno, o quasi* (io stesso non me ne sarei accorto, se l'autore, che mi pregio di conoscere di persona**, non me ne avesse regalata una copia).
Purtroppo, questo è il destino della poesia. In Italia, perlomeno.
* Per chi fosse interessato, estratti dal libro si possono leggere qui, qui e qui.
** Per la cronaca, Andrea l'ho conosciuto tramite Nazione Indiana, ed è una delle poche cose buone che ho ricavato dal quel sito.
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4 commenti:
ho letto gli estratti, sembra un libro molto interessante.
difficile credere fuorgiunga da fila indiana. a volte, dall'uovo marcio, qualcosa de bono ce esce...
ciao sergio
Ciao Sergio, che bella sorpresa.
Sei un lettore lento a quanto vedo, e apprezzo moltissimo.
Spero tutto bene a casa, un abbraccio
Andrea
Ciao, Andrea,
in realtà ho cominciato a legere il libro quando me lo desti, ma poi ho dovuto lasciarlo perché impegnato in altro (per leggere poesia ho bisogno di calma e concentrazione).
Spero tutto bene anche per te, sui lidi chicagoani. E spero anche di trovare tempo per ricominciare a scrivere qualcosa per NI (il sito mi sembra un po' in fase di stanca negli ultimi tempi, o sbaglio?).
Ciao Sergio, qui a Chicago tutto abbastanza bene, direi (ma che freddo che fa...). Qualche sera fa sono stato a sentire i Bad Plus; ancora meglio di quanto pensavo, dal vivo. Sono davvero bravi. E giovedì sera Buddy Guy; una vera forza della natura, nonostante i 75 anni (o quelli che sono).
In stanca, NI? Non saprei, ce lo sentiamo dire da quando esistiamo, praticamente ;) Ma io è vero che negli ultimi tempi mi sono occupato più della collana Murene che del sito in sè. Comunque quando vuoi mandare qualcosa sei sempre il benvenuto, lo sai :)
A presto!
Andrea
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