Natale è venuto. Commuovetevi tutti. Mia madre passa con una bracciatella di torroni per le povere camere odorose (ehm) di sonno. L’acqua è gelata nel lavamano. Sui vetri della finestra l’inverno padano ha dipinto fiori bellissimi. Non si vede se non attraverso quelli, che stringono il cuore come certe immagini di banchisa artica. Sta bollendo il cappone di cui mi toccheranno una coscia, il perdello o stomaco, e la testa fino a metà collo. I sottaceti sono di rapa e peperoni verde sbiadito. Per l’occasione sono stato immerso in un mastello e puntigliosamente scrostato di ogni prudenza padana. Affronto il sentimento come in avvenire farò con le ragasse. Non esistono alberi chiamati Tannenbaum. Il presepio occupa l’intero coro della chiesa vecchia, dove io solo riesco a decifrare una lapide importante. E’ un presepio collettivo, al quale confluiamo dopo la Messa Grande. Canto nell’orrido rigor di stagion cruda è nato il buon Gesù nella capanna. E’ un bambolotto di celluloide rosata, d’una commovente laidezza. Il nostro sentimento lo riveste di lane e di sete. Le altre maschere sono di terracotta e non si accordano molto bene. Il nostro senso estetico non si sofferma su queste bassezze. Alla una in punto siamo seduti a tavola. E incominciamo a volerci bene con inesausta ferocia.
(Gianni Brera, da Il principe della zolla, Baldini & Castoldi 1993)
1 commento:
abbasso Natale viva Santo Stefano !
il peggio è passato e rimane un sacco di buon cibo. il senso vero della festa ?
:D
Posta un commento