mercoledì 4 agosto 2010

recensioni in pillole 61/62 - marcel schwob

Marcel Schwob, Vite immaginarie, Adelphi 1996 (210 pp.)

Marcel Schwob, La crociata dei bambini, La biblioteca blu 1972 (87 pp.)



Mayer André Marcel Schwob nacque da famiglia ebraica a Chaville, nel 1867, e morì a Parigi poco più di trentasette anni dopo.
Nel frattempo, fu storico, linguista, erudito, traduttore dal greco, dal latino e dall'inglese, studioso di François Villon. E scrittore: amico dei simbolisti, ammirato da Wilde, Valéry e Jarry e dedicatario delle loro opere. Più tardi, fu tra i modelli di Borges. Di salute malferma (tisico, dipendente dalla morfina), visse nel mito di Stevenson e volle concedersi anche lui un viaggio a Samoa, prima di tornare in Francia e morirvi di polmonite, dopo due anni di vita da recluso.
“Vite immaginarie”, apparso nel 1896, contiene ventitrè micro-biografie: in media, non più di quattro o cinque pagine ciascuna. I personaggi sono, indifferentemente, noti o sconosciuti: Empedocle o una fattucchiera fenicia, Clodia (ossia la Lesbia di Catullo) o un notaio francese del Quattrocento, un indovino delle Mille e una Notte o il pirata William Kidd, Pocahontas o una coppia di assassini nell'Inghilterra del primo Ottocento.
Per ognuno di loro, Schwob cesella un minuscolo, fulminante medaglione, con stile adamantino, all'apparenza semplice, in realtà intriso di preziosa e distillata sapienza. A volte compiaciuto di lussurie e perversioni, a volte affondato nella più triviale quotidianità: sempre, però, con il sorriso disincantato del dandy. E sempre alla ricerca del dettaglio unico, dell'immagine che balza inaspettata come una gemma nascosta.
“La crociata del bambini” (1895) è ispirato all'episodio storico del 1212. Schwob moltiplica la prospettiva in otto brevissimi monologhi, nei quali assume la voce di un goliardo, del papa, di uno scrivano, di uno dei bambini, e così via, disegnando un Medioevo feroce e incantato, lucido e minuzioso come la vetrata di una cattedrale gotica.

1 commento:

amanda ha detto...

libro interessante, me lo segno


Ah un tisico che si fa di morfina è un suicida in pectore: la morfina deprime il respiro quindi per uno che respira male non è davvero il massimo