venerdì 27 agosto 2010

lottare con il mistero


Sessant'anni fa, il 26 agosto del 1950, in una stanza dell'albergo Roma, a Torino, sedici bustine di sonnifero mettevano fine alla vita di Cesare Pavese.


Raccontare è sentire nella diversità del reale una cadenza significativa, una cifra irrisolta del mistero, la seduzione di una verità sempre sul punto di rivelarsi e sempre sfuggente. La monotonia è un pegno di sincerità. Ciascuno ha il suo gorgo e basta che vi palpiti dentro l'estrema tensione di cui la sua coscienza è capace: raccontare vorrà dire lottare per tutta una vita contro la resistenza di quel mistero.

3 commenti:

ghzk ha detto...

sembra la (una?) continuazione del post precedente. nei suoi diari Pavese si rivolge a se stesso in seconda persona, mi è sembrato un pò inquietante, forse più del racconto di MM

amanda ha detto...

@ghzk: ho fatto anch'io il medesimo pensiero

ghzk ha detto...

...e sùbito dopo mi era venuta in mente questa poesia di Catullo (che trascrivo adesso)

" La tua "pace", Catullo, per te è un peso.
Ci sei troppo felice. Ti dibatti.
Quella "pace" che già perdette regni,
stati felici... "

chissà com'è morto Catullo. aveva solo 30 anni..ma forse sono fuori tema...?