Sono sempre stato particolarmente cedevole al fascino del desolato, dell'arrugginito, del demodé, della formaldeide.
Fin da bambino mi piacevano i magazzini un po' bui, le soffitte polverose, i capannoni abbandonati, i negozi che odoravano di carta vecchia o di olio lubrificante; mio nonno ferroviere mi portava alla stazione e io mi incantavo a guardare non i treni, ma i binari morti, le sfumature rossicce dei vagoni merci in disarmo.
Mi piace passeggiare in città, possibilmente in periferia, possibilmente quando per strada non c'è nessuno. Il cemento e l'asfalto mi rasserenano, mentre la natura, chissà perché, mi mette tristezza, quando non angoscia.
martedì 6 luglio 2010
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5 commenti:
in effetti il tuo rapporto con la natura da un tocco di comicità ai racconti
sul fascino delle soffite polverose mi trovi concorde, su quello del cemento molto ma molto meno
oh, se è per questo, nessuno è mai d'accordo con me su quel punto. è proprio una cosa mia.
parafrasando quel che paul claudel diceva dei cattolici, io ho un grande rispetto per la natura, e lo manifesto tenendomene lontano.
purchè tu non sia un sostenitore della cementificazione selvaggia, ti lascio volentieri il tuo asfalto
no, no, l'ho detto: rispetto la natura. però, da lontano.
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