Joann Sfar, Il gatto del rabbino 2, BUR 2009 (144 pp., € 17,50)
Moujroum è il gatto di Abraham Sfar, un candido rabbino, e di sua figlia, la bellissima e irascibile Zlabya. Ma è un gatto particolare: pensa e parla come un essere umano ed è il miglior amico del suo padrone. Nel primo volume delle sue avventure lo avevamo visto aggirarsi per l'Algeria degli anni '20 e fare anche una capatina a Parigi. Qui ritroviamo tutti i personaggi, compresi il filosofo-ciarlatano Malka con il suo vecchio leone e il simpatico saggio islamico Mohammed Sfar (sì, si chiamano tutti Sfar, guarda un po'), e ne conosciamo altri, tra i quali un ebreo russo, diretto in Etiopia per cercare la Gerusalemme terrestre. Sfar, nato a Nizza nel 1971, rielabora i racconti e le leggende ascoltati da sua nonna, ebrea sefardita. Narra con la semplicità e l'abilità di un cantastorie e disegna con uno stile finto-naïf, che nasconde un attento studio delle atmosfere e delle espressioni. E soprattutto sa trasmettere, senza darlo a vedere, un messaggio di umiltà, rispetto per il prossimo e accettazione della vita in tutta la sua gioiosa diversità. Incantevole.
Bastien Vivès, Il gusto del cloro, Blackvelvet/That's Life 2009 (135 pp., € 18)
Sempre dalla Francia arriva Bastien Vivès, parigino, classe 1984. “Il gusto del cloro” è un libro minimale. I disegni sono ridotti a linee sottili e a campiture di colori puri, spenti: il bruno della pelle, il verde dell'acqua, poco altro (qui qualche esempio). E anche la storia è quasi nulla: un ragazzo va in piscina per curarsi la scoliosi, conosce una ragazza, ogni tanto si parlano, perlopiù nuotano e basta, per pagine intere; alla fine non succede niente; o forse sì. Però, questo quasi-nulla, Vivès lo impregna del senso della vita che scorre, di quelle piccole, impalpabili epifanie che le danno senso. Può affascinare o annoiare, a seconda dei gusti. A me è piaciuto.
Paolo Parisi, Coltrane, Blackvelvet/Biopop 2009 (125 pp., € 13)
Non è una biografia di Coltrane, e questo è un bene. Non solo perché la vita di Coltrane fu priva di elementi spettacolari o coloriti, e lui stesso fu una persona tranquilla, completamente dedita alla propria ricerca musicale e spirituale; ma anche perché la biografia è sempre a rischio di cadere nel banale didascalismo, quando non nella morbosità fine a se stessa. Parisi, invece, costruisce il libro su una serie di flash: episodi della vita di Coltrane, sequenze di lui che suona o che discute con colleghi e amici, titoli di dischi, ritratti di musicisti, dichiarazioni di critici, il tutto disposto senza alcuna consequenzialità cronologica, anzi con accostamenti inaspettati fra piani temporali diversi. Il tutto è organizzato in quattro parti, che corrispondono ai quattro movimenti di “A Love Supreme”. L'impostazione grafica è essenziale, rigorosa, priva di qualsiasi virtuosismo. Ne esce un bel ritratto di Trane, sobrio e appassionato.
Gipi, Esterno notte, Coconino Press, 2009 (110 pp. non num., € 17)
Lo ammetto, ho un problema. Il mio problema si chiama Gipi: ogni volta che vedo un suo libro, non sono in grado di lasciarlo sullo scaffale. Devo comprarlo. “Esterno notte” è la ristampa di un volume del 2003 e contiene cinque storie brevi, accomunate dalla tecnica: pittura ad olio su fondi preparati, con sovrapposti disegni a china, spesso su carta trasparente. L'effetto è straordinario, materico, di enorme suggestione. Consigliato a chiunque ancora dubiti che Gipi sia un GRANDE disegnatore. (Ah, a proposito: le storie sono, come sempre, geniali, lampi di vita crudi, violenti e pieni di poesia).
sabato 19 settembre 2009
recensioni in pillole 30, 31, 32 e 33 - fumetti assortiti
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