lunedì 13 aprile 2009
commenti
Le (pochissime) volte che mi è capitato di pubblicare racconti o poesie, c'è stato sempre qualcuno che mi ha chiesto spiegazioni o commenti: che cosa intendevo con quell'espressione, a cosa alludevo in quel verso, che cosa volevo dire o esprimere.
Io mi sono sempre rifiutato.
E non per una forma di snobismo, ma perché ritengo che un testo, una volta scritto e licenziato, debba vivere senza l'autore: l'interpretazione, casomai, spetta ai lettori.
Ovviamente non voglio dettare regole per nessuno: ci sono stati scrittori che hanno riflettuto in pubblico sulle proprie opere, che le hanno persino chiosate, con risultati anche interessantissimi (penso ad esempio al Saba di Storia e cronistoria del Canzoniere, o a certi "dietro le quinte" delle Occasioni svelati da Montale).
Ma per me una poesia è un po' come un messaggio in una bottiglia: se deve arrivare arriva, sennò pazienza.
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2 commenti:
ti capisco. recentemente avevo esposto in pubblico i miei primi quadri e non avevo voglia di rispondere alle domande di quel signore (quello che suonava pianoforte in canottiera e mutande)vestito per occasione in giacca/cravatta .. "è un sogno ! " ha esclamato rasserenato, quasi trionfante per la sua scoperta.. e per la mia gran gioia e
pace. era simpatico ma qualsiasi cosa avrei detto non sarebbe mai "questo" tanto più che un "questo" non esiste fuori dalla tela.
bello il Gesù della pagina precedente. profuma di marzapane.
sì,è giusto dire che la poesia,una volta prodotta,debbe vivere senza l'autore...vale per tutte le forme d'arte...ma il punto è che se,in privato,lontano da orecchie indiscrete,l'amico mi chiede di spiegargli quello che ho voluto dire scrivendo quella poesia o facendo quel disegno,non ci trovo nulla di male...anzi,una discussione così pulita,è puro utile,a mio avviso,ai fini culturali(come crescita culturale)...i forum sono una evoluzione di questo,non troppo pindarica,in fondo si è pochi,e nulla esce(almeno,non dovrebbe)...
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