Il mio primo conto in banca lo aprii quando ero studente universitario. Vivendo a Perugia, scelsi la Banca dell'Umbria. Banca illustre, fondata nel 1462, come recita il logo.
Lo mantenni anche quando cominciai a lavorare, "rinegoziando le condizioni" come si dice in gergo. In pratica, pagando di più.
Poi, qualche anno fa, la Banca dell'Umbria entrò in Unicredit. E fin qui poco male.
Poi, tre anni fa, mi sono sposato e con mia moglie abbiamo deciso di aprire un conto cointestato. Abbiamo pensato di farlo su un'altra banca: non si sa mai. E abbiamo scelto la Banca di Roma.
Senonché, dopo pochi mesi, Banca di Roma è entrata in Unicredit, e noi ci siamo trovati con due conti su due banche che facevano capo allo stesso gruppo. E qui va già un po' meno bene.
Poi, quest'estate, Unicredit si è riorganizzata e ha deciso che tutte le sue filiali del Centro-Sud avrebbero dovuto far capo al gruppo Unicredit Banca di Roma: compresi i nostri due conti. E quindi ci siamo ritrovati con due conti su due diverse filiali perugine della stessa banca. E qui va decisamente male.
Poi, casualità delle casualità, il mese scorso la filiale della Banca di Roma (quella originale) è stata venduta da Unicredit a CredEm (Credito Emiliano), compreso il nostro bel conticino. Che quindi non è più su Unicredit.
Riassumo per chi si fosse perso: primo conto su Banca dell'Umbria, che poi diventa Unicredit; secondo conto su Banca di Roma, che poi diventa anch'essa Unicredit; rimpasto di Unicredit, e tutte e due le filiali diventano Unicredit Banca di Roma; vendita della filiale, e uno dei conti diventa CredEm. Risultato finale: un conto è su Unicredit, l'altro su CredEm (a quali condizioni, si vedrà: loro si stanno ancora riorganizzando).
Bene, direte voi: solo che, in tutto questo allegro girotondo, nessuno si è mai sognato di avvertirci delle decisioni se non a cose fatte. I soldi, vivaddio, erano sempre i nostri. Ma noi, come persone fisiche, non contavamo.
Io pensavo di tornare ai vecchi sistemi. Sto già preparando il materasso.
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