Visualizzazione post con etichetta barocco. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta barocco. Mostra tutti i post

lunedì 28 luglio 2014

contest poetico: sabbia

Orologio molesto

Poca polve inquïeta, a l'onda, ai venti
tolta nel lido e 'n vetro imprigionata,
de la vita il cammin, breve giornata,
vai misurando ai miseri viventi.

Orologio molesto, in muti accenti
mi conti i danni de l'età passata,
e de la Morte pallida e gelata
numeri i passi taciti e non lenti.

Io non ho da lasciar porpora ed oro:
sol di travagli nel morir mi privo;
finirà con la vita il mio martoro.

Io so ben che 'l mio spirto è fuggitivo,
che sarò come tu, polve, s'io mòro,
e che son come tu, vetro, s'io vivo.

Ciro di Pers

* * *

La sabbia del tempo

Come scorrea la calda sabbia lieve
per entro il cavo della mano in ozio,
il cor sentì che il giorno era più breve.

E un'ansia repentina il cor m'assalse
per l'appressar dell'umido equinozio
che offusca l'oro delle piagge salse.

Alla sabbia del Tempo urna la mano
era, clessidra il cor mio palpitante,
l'ombra crescente d'ogni stelo vano
quasi ombra d'ago in tacito quadrante.

Gabriele D'Annunzio

* * *

Variazioni su nulla

Quel nonnulla di sabbia che trascorre
Dalla clessidra muto e va posandosi,
E, fugaci, le impronte sul carnato,
Sul carnato che muore, d'una nube...

Poi mano che rovescia la clessidra,
Il ritorno per muoversi, di sabbia,
Il farsi argentea tacito di nube
Ai primi brevi lividi dell'alba...

La mano in ombra la clessidra volse,
E, di sabbia, il nonnulla che trascorre
Silente, è unica cosa che ormai s'oda
E, essendo udita, in buio non scompaia.

Giuseppe Ungaretti

martedì 15 novembre 2011

la pulce


Osserva solo questa pulce, e in essa
osserva quanto poco tu mi neghi.
Prima mi ha morso, ed ora morde te,
e in questa pulce il nostro sangue è misto.
Questo non è, confessalo,
onta, peccato, né deflorazione.
Ma essa gode prima di soffrire,
gonfia e satolla di un sangue che è due,
ed è più, ahimé, di quel che noi faremo.

Oh, ferma: in essa abbi pietà di tre:
lì noi, sì, siamo ancor più che sposati.
È me ed è te la pulce, ed è essa
il tempio e il talamo del matrimonio.
Malgrado i genitori, e te, noi insieme
serrano vive mura di giaietto.
Per noia potrai bramare la mia morte,
ma a questo non aggiungere un suicidio
e un sacrilegio: in uno, tre peccati.

Aspra, avventata, hai dunque già macchiato
di rosso l'unghia, in sangue d'innocente?
E qual è mai la colpa della pulce
se non la goccia che da te ha succhiato?
Ma tu trionfi, e dici che né te
né me, trovi più debole di prima.
È vero: impara, false le paure.
Ma tanto onore, in cedere, sarà,
quanta vita ti ha tolto questa morte .

John Donne (traduzione mia)