Italo Alighiero Cusano, L'ordalia, Rusconi, 1979, 189 pp.
Sentii nominare per la prima
volta questo libro non so più quanti anni fa (venticinque? trenta?),
leggendo la recensione di un altro libro, a cui questo veniva
paragonato. Mi incuriosii e mi segnai il titolo, ma per il momento
finì lì. Chiusano (1926 - 1995) lo ritrovai durante i miei studi universitari, nelle vesti di critico e fine
germanista. Una volta, una ventina d'anni fa o forse più, provai a
prendere in prestito il libro in biblioteca, ne lessi qualche pagina,
ma chissà perché non mi prese. Lo riportai indietro.
Infine mi sono deciso: l'ho
ordinato usato su internet e l'ho letto. E devo dire che valeva la
pena.
Siamo a Roma, nell'anno 995.
La corte pontificia è un covo di vipere, i romani più che al papa
obbediscono al nobile Crescenzio Nomentano, e in più c'è il nuovo
imperatore, Ottone III, quindicenne, che pare voglia restaurare
l'Impero e ricondurre i romani all'obbedienza.
Il giovane Runo è uno
scrivano presso la corte pontificia. Già disgustato per la
corruzione degli ecclesiastici, finisce per fare una scoperta
sconvolgente: la Donazione di Costantino è un falso. La sua
vocazione, già vacillante, crolla.
Runo torna presso i
genitori, agricoltori della Tuscia, ma scopre che sono morti entrambi
e che il feudatario ha assegnato il podere a un nuovo colono. Ormai
senza meta, si unisce a un santo eremita, Petro, e comincia a vagare
per l'Italia, sempre custodendo il suo segreto, che se rivelato
potrebbe far tremare le fondamenta del potere temporale dei papi.
Nel suo vagabondaggio si
innamorerà di una signora bizantina crudele e perversa, entrerà
nelle grazie di Arduino d'Ivrea, vescovicida e futuro re d'Italia, si
unirà a una comunità di profughi senza padrone, conoscerà un
bogomilo greco e un sapiente musulmano, si sposerà, avrà un figlio. Ma la sua coscienza lo porterà a tentare un'impresa quasi folle: rivelare
il falso all'imperatore, perché estirpi alle radici il male dalla
Chiesa.
Bel romanzo storico,
intessuto con sapienza e scritto con mano sicura, intriso di cristianesimo militante. L'Alto Medioevo,
poi, è un'età che mi ha sempre affascinato.
Il libro, comunque, è del
1979, all'epoca fu finalista al Campiello ed è stato probabilmente tra le fonti ispiratrici di Eco per Il nome della rosa, ma non viene ristampato da almeno una trentina d'anni.