lunedì 2 luglio 2018

cameriere e gelosie (versione nigeriana)


Marie era esile, e Obinze non era sicuro se fosse timida oppure se il suo inglese incerto la facesse sembrare tale. Era con loro da un mese soltanto. L'ultima cameriera, consigliata da un parente di Gabriel, era una ragazza tarchiata, che era arrivata stringendo un borsone. Non era presente quando Kosi ci guardò dentro - lo faceva sempre, con tutte le domestiche, perché voleva sapere che cosa le portassero in casa - ma venne fuori appena sentì Kosi gridare, con quel tono acuto e impaziente che assumeva con le domestiche per imporre la propria autorità e scongiurare la mancanza di rispetto. La borsa della ragazza era a terra, aperta, con i vestiti tirati fuori alla rinfusa. Kosi era in piedi, lì accanto, e teneva con la punta delle dita un pacchetto di preservativi.
"E questo a che serve? Eh? Sei venuta in casa mia per fare la prostituta?"
In un primo momento la ragazza tenne gli occhi bassi, in silenzio, poi guardò Kosi dritta in faccia e disse piano: "Nel mio ultimo lavoro, il marito della signora cercava sempre di costringermi".
Kosi aveva gli occhi fuori della testa. Per un attimo si mosse in avanti, quasi volesse aggredire la ragazza, poi si fermò. "Per favore, riprenditi la borsa e va' via, subito", disse.
La ragazza si spostò, con un'aria un po' sorpresa, poi prese la borsa e si girò verso la porta. Dopo che se ne fu andata, Kosi disse: "Ma ci pensi che cosa assurda, tesoro? Viene qui con dei preservativi e addirittura apre bocca per dire quelle schifezze. Roba da non crederci". "Il suo ultimo datore di lavoro l'ha stuprata e lei ha deciso di proteggersi, stavolta", disse Obinze.
Kosi lo guardò fisso: "Ti dispiace per lei. Tu non le conosci, queste cameriere. Com'è possibile che ti dispiaccia per lei?".
Lui voleva chiederle, "Com'è possibile che a te non dispiaccia?". Ma la paura e l'incertezza nei suoi occhi lo fecero tacere. La sua insicurezza, tanto grande e tanto ordinaria, lo fece tacere. Si preoccupava per una cameriera che a lui non sarebbe mai venuto in mente di sedurre. Ecco che cosa poteva fare Lagos a una donna sposata con un uomo ricco e benestante; sapeva quanto fosse facile andare in paranoia per le cameriere, per le segretarie, per quelle "ragazze di Lagos", quei sofisticati mostri alla moda che si ingoiavano i mariti in un sol boccone, facendoseli scivolare giù per le gole ingioiellate. Eppure, avrebbe voluto che Kosi avesse meno paura, che fosse meno conformista.
Qualche anno prima, le aveva raccontato di una bella bancaria che era venuta nel suo ufficio per parlargli di un conto da aprire, una giovane donna che indossava una gonna attillata, con un bottone extra aperto, cercando di celare la disperazione nei suoi occhi. "Tesoro, la tua segretaria non dovrebbe permettere che queste addette al marketing delle banche vengano nel tuo ufficio!", aveva detto Kosi, quasi non sembrasse più vedere lui, Obinze, e vedesse invece figure sfumate, personaggi classici: un uomo benestante, una bancaria a cui era stata affidata una somma per il deposito bancario, uno scambio agevole. Kosi si aspettava che lui la tradisse, e si preoccupava di minimizzarne le possibilità. "Kosi, non può succedere nulla a meno che io non lo voglia. E io non lo vorrò mai", aveva detto, in quella che era allo stesso tempo una rassicurazione e un rimprovero.
Da quanto erano sposati, lei aveva sviluppato un odio smodato per le donne nubili e un amore smodato per Dio. Prima che si sposassero, andava una volta a settimana alla Chiesa anglicana sulla Marina, una sorta di tagliando domenicale che faceva perché così era stata educata a fare, ma dopo il loro matrimonio era passata alla Casa di David perché, come gli aveva detto, era una chiesa che credeva nella Bibbia. Più tardi, quando lui scoprì che la Casa di David aveva una preghiera particolare per Tenersi il Marito, si era sentito a disagio. Proprio come quella volta che le aveva chiesto perché mai la sua migliore amica dell'università, Elohor, non venisse quasi più a trovarla, e Kosi aveva risposto, "E' ancora nubile", come se la cosa si spiegasse da sé.

(Chimamanda Ngozi Adichie, Americanah - traduzione mia)

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