Ab gai so cundet e leri...
Su un'arietta allegra e lieve
io digrosso le parole,
che saranno vere e certe
dopo che le avrò limate,
perché è l'amore che indora
il canto che da lei è mosso
e che il Valore governa.
Ogni giorno io miglioro
perché servo la più bella
del mondo, e lo dico aperto:
da capo a piedi son suo,
da capo a piedi son suo,
se soffiano i venti freddi
l'amore che in cuore piove
nel più gran gelo mi scalda.
Mille messe ascolto ed offro,
accendo candele e lumi
ché Dio mi doni il successo
dove è vana la difesa;
guardando i biondi capelli
e il suo corpo fresco ed agile,
l'amo più del più gran dono.
Tanto in cuore la desidero
che perciò temo di perderla
per il troppo desiderio,
perché il suo cuore sommerge
il mio e non se ne scioglie:
tanto debito m'ha imposto
che ora tutto mi confisca.
Non vorrei l'Impero a Roma
e nemmeno di esser Papa,
ma solo il rifugio in lei
per cui il mio cuore si strugge;
se non mi compenserà
entro l'anno con un bacio,
sarò morto, e lei dannata.
Eppure, per quanto soffra,
d'amarla non mi distolgo;
se mi lascia solitario,
per lei faccio suono e rima:
soffro più di chi lavori,
perché di più non amò
quello di Moncli Audierna.
Sono Arnaut, che coglie il vento,
con il bue caccia la lepre,
nuota contro la corrente.
(Arnaut Daniel – traduzione mia)
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