lunedì 31 marzo 2014

"ne parlavano le pietre" (poesie di Enrico Fraccacreta)



Enrico Fraccacreta è del mio paese. Io non lo conoscevo, almeno finché non ho letto questo bel libro dedicato ad Andrea Pazienza, suo amico d'infanzia. Ciò la dice lunga sul mio grado di alienazione dalla realtà nella quale sono nato e ho trascorso i miei primi diciott'anni.
Le poesie che seguono sono tratte da "Camera di guardia" (I Quaderni del Battello Ebbro, 2006), un lungo poemetto dedicato alla memoria dei suoi antenati.


* * *


I

Chi attese all'angolo della sventura trent'anni prima
nell'ora della guardia abbassata del crepuscolo
che al mio paese timbra i pettirossi,
vide la luce arancione dalla persiana
sospettare la sequenza a ritroso nei fossi
dove è diverso l'odore dei tigli.


III

Ci manda tuo nonno, dicevano
tenendosi gli angeli
per futuri risvegli,
lanciandoli ai figli
che non tornano a casa.
Perché è sempre lo stesso
il vento perso del passato
senza una riga netta
lasciata sul capo.


IV

Quando tornano in formazione sparsa,
sette nuvole prima della sera,
ne parlavano le pietre:
credono d'esser guariti
e sono tornati da molto lontano
fischiando in strada
il vento delle stazioni.

Erano loro
dietro le persiane semoventi,
il più vecchio di quel nugolo di passeri
era il loro passaggio

il rombo delle decappottabili sulla provinciale
era la loro visita
nel modo come i risvegli annunciavano
interrotti i profili sconosciuti

erano i loro occhi
le castagne abbattute sui tornanti
e guadavano sulla strada
le istantanee del tempo quando ancora
s'abbassava un poco ad ascoltarli
nei cristalli dei saluti.


XVI

Nella camera schiusa dove il segreto
era una sagoma indecisa sulla porta,
il mio involucro cresceva
con le tempie tese gli occhi verdi
di chi sogna sotto la pineta,
si voltava tardi
come ad una richiesta d'aiuto.

Non fosse stato per l'odore dei gelsomini
non avrei saputo riconoscerlo
distratto dai tappeti gialli sotto i pini
da un frate cercatore lungo la statale

la strada degradava verso il mare
oltre i vuoti che non potevo scorgere
sulle balze che non sapevo scendere
sull'impronta delle pietre dissipata
come un velo imperlato sulla roccia
un vapore delle case una nostalgia
volata nel fumo dei camini
col colore grigio degli anni
persi per la via.

La voce parlava col silenzio
tra i lecci luccicava:

non lasciate le corolle
inseguite dal giorno
sul colle dei girasoli,
se è il volto degli uomini
consegnato alla notte
palmo a palmo i figli
batteranno l'orizzonte
per scoprirne la luce

arrossivano sui campi bagliori persi nelle valli,
ogni mia sera passata
spegneva un lume alle finestre,
dormendo nel freddo incompiuto
attendevo la love luccicare tra i lecci:

non spegnete le lampade
fuori gli usci
io passo sulle loro fiamme tremule
come una grande sofferenza,
conosco di ognuno di voli la lamina sottile
del volo schivato nel tramonto,
il riverbero sul viso
di quelle notti infantili
quando il cuore
tenuto nella destra
scioglierà il morso
seduto sugli affanni

io non tarderò

lascerò ancora della poca fede il tarlo,
sul legno trapassato riuscirà
il lampo necessario a illuminarlo.


XVII

Si levava ad ogni turbamento
su ogni divina penitenza,
nel fruscio del mattino
quando toglieveno le frasche
sfrondando il cuore dai sospiri,
appariva tra gli ulivi

nella cornice della camera
con lo sguardo che seguiva sino a scuola

quando mi calavo dal terrazzo
col suo laccio di misericordia.

Noi tornati dal sottobosco
sotto il pulsare di un cedro debole
l'abbiamo vista poche volte, forse tre
forse solo sentita
in mezzo al grande tentativo
sul crinale doloroso della chiocciola,
colei che passa sul cammino.


3 commenti:

alfredo ha detto...

bello !

forse lo conosci già,comunque ti segnalo questo link preso dal sito di gino nardella,padre del maivismo ;-)
dove trovi alcune cose interessanti sul giovane pazienza.

se poi hai voglia di farti quattro risate fatti un giro sul sito,ne sentirei di carinissime.

http://www.maivisti.com/index.php?option=com_content&view=article&id=43&Itemid=7

sergio pasquandrea ha detto...

pensavo che il padre del maivismo fosse Vincenzo Sparagna...
grazie per i link, ora ci do un'occhiata.

lievito ha detto...

splendide.
grazie per questa scoperta.
sono vere poesie.
o poesie vere.