Camminare per il quartiere dove abitavo dieci anni fa. Riconoscere i luoghi dall'odore.
Il giornalaio: inchiostro, carta scadente.
Il gommista: pneumatici, solventi, metallo.
Il parrucchiere: shampoo, balsami, aria calda.
La cartolibreria: matite, carta da libri.
Il bar fichetto: crema pasticcera, cera per pavimenti.
Il bar popolare: birra, gelati Algida, polvere.
Il fioraio: polline, petali, acqua stagnante.
Il barbiere: schiuma da barba, vecchie riviste.
Il fruttivendolo: sedano, prezzemolo, broccoli, lattuga, carote, e poi via via tutti gli altri.
Il calzolaio: cuoio, vernici, lucido.
Il supermarket: surgelati, imballaggi, pellet.
Il tabaccaio: fumo stantio, francobolli, caramelle alla menta.
La scuola dove insegnavo: detersivi, candeggina, sudore, ormoni.
Poi gli iati, i luoghi che cambiano.
Il Compro Oro che puzza di povertà.
Un sinistro negozio di integratori alimentari per bodybuilding, che emana un'acida scia chimica.
Un kebab, afrore spesso di spezie e di grassi.
Un negozio di cinesi che vende cianfrusaglie assortite e emana odori confusi, difficilmente decifrabili.
Una pizzeria al taglio che sa di salsa scadente e mozzarella finta.
Un ufficio di Tecnocasa, che non ha assolutamente nessun odore.
2 commenti:
e su tutti quell'odore di grasso fritto che credevo fosse odore di Amsterdam (non essendo mai stata in America) ed era solo di una ditta che fa panini di gomma che ora ha 3 sedi pure qua
l'odore d'America è molto molto peggio, credimi.
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