venerdì 11 gennaio 2013

what's new?



“This work is a masterful exercise on something already done”, mi scrive il reviewer del giornale, nel comunicarmi il loro rifiuto del paper che ho mandato.
Dovrei prendermela, e invece no. Questo giudizio è la conferma di qualcosa che in fondo già so, e che accetto senza particolari problemi: ossia che la mia vera vocazione non è quella del ricercatore. Non ho la passione dell'archeologo che per la prima volta dissotterra un reperto finora ignoto, né quella dello scienziato che scopre una nuova stella o una reazione chimica sconosciuta. Non voglio a tutti i costi creare qualcosa di nuovo e di originale.
Quel che davvero mi piace e mi emoziona è riuscire a scoprire la bellezza, la novità nel lavoro degli altri, e soprattutto riuscire a chiarirla e mostrarla agli altri. Fornire agli altri la chiave d'accesso alla bellezza. Forse, chissà, in un'altra vita sono stato un filologo alessandrino, o uno scoliasta medievale.
Ecco, io sono un critico, un commentatore. Sono un insegnante; e sono anche piuttosto bravo, posso dirlo senza falsa modestia. Sono un divulgatore, nel senso più nobile del termine. Non me ne vergogno, anzi, me ne faccio un vanto.

4 commenti:

Daniele Barbieri ha detto...

Click su "Mi piace" (come se fosse un)

amanda ha detto...

facciamo 2 mi piace e non pensiamoci più

Marco Bertoli ha detto...

Forse anche in un'altra vita sei stato maestro di scuola, il che spiegherebbe perché il mestiere ti riesca bene anche in questa.

Venendo a Helen Merrill: da qualche anno la musica pop, e purtroppo anche il jazz, ci viene proponendo vocine femminili esangui che però - a quanto sento dire - vanno dritte alle gonadi ancora più esangui degli uomini del XXI secolo.

Helen Merrill è stata una sussurratrice, e come tale non ha molto per piacermi, ma quale differenza con i fili di voce odierni: sul fiato, con un buon appoggio, insomma, molto semplicemente, un canto tecnicamente corretto, cioè una cosa quasi impossibile da sentire oggi. Eppure è l'unica condizione alla quale una voce possa fare musica.

Cantare bene è difficile, cari miei e care mie - non basta avere la voce e non basta nemmeno non averla. Fra tante cose che si vanno perdendo lontane nel passato, mi pare proprio che ci sia il gusto per un canto bello (non dico il bel canto) e dunque la capacità di riconoscerlo.

Scusa la spataffiata, ciao

sergio pasquandrea ha detto...

e di che? pienamente d'accordo, del resto.