domenica 13 gennaio 2013

elfi e ontani



Ho conosciuto questa poesia grazie al bellissimo romanzo di Michel Tournier Le roi des aulnes ("Il re degli ontani": ne ho parlato qui). Il titolo tedesco ("Der Erlkönig"), tradotto alla lettera, significa appunto "il re degli ontani", ma gli ontani c'entrano ben poco: pare che il tutto sia derivato  dall'errata traduzione di un canto popolare danese, sulla quale Goethe si basò per comporre la poesia; tant'è che di solito è reso liberamente come "il re degli elfi".
L'ho riscoperta qualche giorno fa, quando l'ho letta in originale insieme alla mia insegnante di tedesco (sì, sto imparando il tedesco, per motivi che sarebbe lungo spiegare) e navigando per il web ho anche appreso - o sarebbe meglio dire ri-appreso, dato che probabilmente lo sapevo ma non lo ricordavo assolutamente - che Schubert ne aveva tratto un lied.
Ora, con Schubert ho sempre avuto un tormentato rapporto di odio-amore, ma i lieder mi piacciono quasi senza eccezione: perciò ve lo propongo, nell'interpretazione del sommo Dietrich Fischer-Dieskau. Quella che segue è una mia traduzione, qua e là un po' libera per rispettare l'andamento ritmico dell'originale; che, comunque, potete leggere anche qui.
Buon ascolto.


"Der Erlkönig" (Il re degli elfi)

Chi corre a cavallo nella notte e nel vento?
È il padre che in braccio tiene il suo figlioletto;
forte sul petto si è stretto il fanciullo,
e saldo lo regge, al caldo e al sicuro.

“Figlio, hai paura, che il volto ti celi?”
“Non vedi, o padre, il Re degli Elfi?
Il Re degli Elfi con corona e mantello?”
“Figlio, non vedo che un banco di nebbia.”

“Mio bel bambino, su, vieni con me;
giochi stupendi io farò con te,
bei fiori ha la riva, di vari colori,
mia madre ha mille vesti d'oro.”

“Padre, padre mio, non senti le offerte
che mi sussurra il Re degli Elfi?”
“Sta' buono, sta' calmo, figlio mio,
tra i salici è il vento con il suo fruscio.”

“E dunque, mio bimbo, non vieni con me?
Saran le mie figlie ad aver cura di te:
di notte esse guidano la danza,
ti cullano e cantano la ninna nanna.”

“Padre, padre mio, lì non lo vedi,
in quel luogo oscuro, il Re degli Elfi?”
“Figlio, figlio, ogni cosa distinguo:
è dei vecchi salici il chiarore grigio.”

“Ti adoro, mi piace la tua bella persona;
se non con le buone, verrai con la forza!”
“Padre, padre mio, ecco che mi stringe
il Re degli Elfi nel suo canto maligno!”

Inorridisce il padre e veloce cavalca,
col bimbo gemente stretto fra le braccia,
raggiunge la casa con pena e con sforzo;
tra le sue braccia il bimbo è già morto.

J. W. Goethe, da "Die Fischerin" (1792)