martedì 13 dicembre 2011

recensioni in pillole 145 - "Bestia di gioia"

Mariangela Gualtieri, Bestia di gioia, Einaudi 2010 (138 pp., € 12)

Lo ammetto: ho un problema con la poesia.
Il problema è che vorrei leggerne tanta, molta di più di quanta poi ne legga, ma non ci riesco.
I motivi sono parecchi. Il primo è che, mentre un romanzo o un saggio riesco a leggerli più o meno in qualunque momento e circostanza, con la poesia non funziona allo stesso modo: un libro di poesia deve trovarmi nella disposizione d'animo giusta, che nel mio caso si verifica raramente.
Poi, di poesia riesco ad assorbirne poca per volta. Posso far fuori senza problemi quaranta o cinquanta pagine di un romanzo in un colpo solo, ma con le poesie (se sono davvero poesie, se hanno un qualche valore), dopo due o tre devo fermarmi, assorbirle, lasciarle sedimentare. Se poi le poesie mi piacciono, se mi prendono sul serio, è ancora peggio: perché in quel caso hanno un effetto talmente profondo, urticante, che la dose si riduce ulteriormente.
Questo è il motivo per cui, di solito, spolpo saggi e romanzi nel giro di settimane, a volte persino di giorni, mentre posso impiegare mesi a finire un libro di poesia di poche decine di pagine.
È esattamente quel che mi è successo con questa raccolta di Mariangela Gualtieri. L'autrice la conoscevo per aver letto qualche poesia qua e là, ma mai un libro intero.
“Bestia di gioia” è un'opera fortemente unitaria, con una coesione interna data da ritorni di temi, parole, ritmi. Il fil rouge è l'immersione panica, fisica nel mondo. Non la negazione del dolore e della solitudine, quanto piuttosto il loro superamento, l'umile calata nella vita delle cose, degli animali, delle piante.
Ma, soprattutto, quel che spicca nel libro è una voce di grande originalità: talmente originale che ci ho messo parecchio ad abituarmi. Lo stile della Gualtieri trae la propria forza dallo scarto continuo fra registri, l'aulico e il parlato, il sublime e il quotidiano, fino al prosaico più spinto. Una poesia che suggerisce, anzi esige l'oralità, la recitazione, il suono concreto.


Noi tutti non siamo solo
terrestri. Lo si vede da come
fa il nido la ghiandaia
da come il ragno tesse il suo teorema
da come tu sei triste
e non sai perché. Noi
nati, noi forse ritornati,
portiamo una mancanza
e ogni voce ha dentro una voce
sepolta, un lamentoso calco di suono
che un po' si duole anche quando
canta. Te lo dico io
che ascolto
il tonfo della pigna e della ghianda
la lezione del vento
e il lamento della tua pena
col suo respiro ammucchiato sul cuscino
un canto incatenato che non esce.

Ascoltare anche ciò che manca.
L'intesa fra tutto ciò che tace.

5 commenti:

amanda ha detto...

Che ti devo dire, lo sai questo libro l'ho amato, l'ho consigliato, l'ho regalato l'ho postato di più non so

NATAKARLA ha detto...

Vedi Stefano, ci sono librerie dove è possibile spulciare tra i libri dello scaffale per trovare proprio l'autore che vorresti approfondire ed altre dove invece ci sono solo i soliti nomi e che, quasi per un senso di ripicca, non compri, rimandando nella speranza che magari in un'altra libreria troverai quello che cerchi. Ma non succede. Leggere un libro di poesie è una esperienza che va oltre la semplice lettura, hai detto bene; è una esperienza che coinvolge a molti livelli.
Anch'io ho scoperto questa autrice per caso - ho cercato anche di contattarla - puoi dirmi se nel libro è presente anche la poesia SII DOLCE CON ME ???
Inutile dire che mi sono segnata il titolo, per acquistarlo su Internet, perchè Mariangela è stata una dei miei obiettivi di ricerca sia a Milano che a Roma dove sono stata di recente.
Un milione di grazie....

NATAKARLA ha detto...

Aspetta, da dove mi è uscito Stefano? A chi mai pensavo? Scusami.....

sergio pasquandrea ha detto...

Non ho il libro qui con me a portata di mano, ma mi pare di ricordare che la poesia che citi ci sia.
La Gualtieri è spesso in giro per reading e conferenze (l'ultima volta che sono stato a Bologna, un paio di mesi fa, ho visto un manifesto che pubblicizzava un suo intervento in un convegno), quindi se guardi un po' su internet dovresti riuscire a beccarla, prima o poi.

NATAKARLA ha detto...

No, Sergio. Le ho inviato una mail, ma non mi ha risposto. Non le piace o non le interessa l'idea del blog, non importa. Resto comunque convinta della validità della sua poesia.
Quando leggi un suo testo, alla fine ti senti sopraffatto e svuotato, come se lei avesse portato via anche la tua emozione.
Mi capita spesso, con molti autori. Io dico che mi innamoro delle poesie perchè è il sentimento più simile a quello che provo nel "appena-dopo lettura", anche se a volte lo devo dire un pò sottovoce, o non dirlo affatto, perchè ho paura di spaventare gli autori.
Comunque se inciampi in un suo reading toscano, fammelo sapere!
Grazie della dritta.