giovedì 13 gennaio 2011

nero


Io non c'ero quel giorno: ero appena uscito. Nemmeno la conosco, non è alunna mia.
Mi hanno detto che è stata adottata a nove anni, insieme alle sorelle. Venivano dalla Russia, cresciute in orfanotrofio; sono finite nella classica famiglia-modello, gente perbene, onesta, affettuosa, tutta una vita spesa per i figli.
Mi hanno anche detto che l'anno scorso andava male a scuola, si era lasciata con il ragazzo, ma che quest'anno le cose si erano aggiustate, aveva un ragazzo nuovo, i voti erano buoni. Si è parlato di un paio di compagne di classe che l'avevano insultata su FaceBook, ma chissà.
Martedì, all'uscita di scuola, ha consegnato un biglietto alle amiche, chiedendo di leggerlo una volta arrivate a casa, poi ha finto di aver dimenticato qualcosa ed è tornata indietro. E' salita al quinto piano, ha messo una sedia sotto una finestra, ci è salita sopra e si è buttata di sotto. Un volo di quindici metri.
Ora è in ospedale, in coma, fratture multiple a gambe, bacino e vertebre, un'emorragia interna. Prognosi riservata.
Negli ultimi giorni tutti - compagni, genitori, insegnanti - l'avevano vista serena, quasi felice.

1 commento:

amanda ha detto...

ma quanto dolore si portava dietro questa creatura? quale vuoto primitivo che la nuova famiglia non era riuscita a colmare, quanta parte del suo giovane corpo era lì scoperta,senza pelle?

ci vorrebbe una colla che l'aggiustasse tutta e che la riattaccasse alla vita