Valerio Evangelisti, Rex tremendae maiestatis, Mondadori 2010 (493 pp., € 18,50)
Non sono mai stato un grande appassionato di letteratura di genere, ma i romanzi del ciclo di Eymerich me li sono spolpati tutti con piacere (credo che il primo letto sia stato Mater Terribilis, nel 2003 o 2004 o giù di lì).
Forse sarà per via della singolare mistura di romanzo storico, horror, fantascienza distopica e venature magico-esoteriche che Evangelisti è riuscito a creare. O forse per il fascino sinistro di Eymerich, uno dei vilain più imperiosamente ambigui che io abbia mai conosciuto.
Per chi non lo conoscesse, Nicholas Eymerich fu un personaggio storico, capo dell'Inquisizione nel regno di Aragona alla fine del XIV secolo. Evangelisti lo ha rimodellato come un uomo spietato, intollerante, feroce difensore degli interessi della Chiesa (ma allo stesso tempo dotato di intelligenza penetrante, mente acutissima e lucida, e di una complessità psicologica che finisce per renderlo, paradossalmente, simpatico) e gli ha costruito intorno un intero universo fantastico, che parte dall'accuratissima ricostruzione storica del Medioevo e si allunga in ramificazioni fantascientifiche che investono un futuro più o meno lontano.
Questo decimo romanzo, che Evangelisti ha annunciato come l'ultimo, segue grosso modo lo schema dei precedenti.
Dopo un prologo che stabilisce le basi della vicenda (il ritorno dell'alchimista Ramòn de Tàrrega, arcinemico di Eymerich), l'inquisitore viene mandato in missione (stavolta nella Sicilia contesa tra le casate di Aragona e Angiò e in preda all'anarchia baronale), assiste a fenomeni inquietanti (apparizioni mostruose, allucinazioni collettive, scambi di tempo, luogo e corpo) e finisce per averne ragione (lo scontro finale avviene a Napoli, per la precisione a Castel dell'Ovo).
Come sempre, a questo plot se ne affianca un altro, distinto ma – si scoprirà – ad esso collegato, ambientato nel futuro (una angosciante base lunare dell'anno 3000, dove si sono rifugiati gli ultimi sopravvissuti di un'umanità decimata dalle guerre).
"Rex tremendae maiestatis" riallaccia e porta a conclusione molti dei fili rimasti in sospeso, non ultimi il rapporto di Eymerich con la maga ebrea Maria/Myriam/Lilith e gli scenari apocalittici preannunciati in “Cherudek”.
Se il precedente “La luce di Orione” mi era sembrato un po' fiacco, qui Evangelisti chiude la saga in bellezza, con una trama aggrovigliata, tesa e avvincente.
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4 ore fa
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