Craig Thompson, Blankets, Rizzoli Lizard 2010 (592 pp., 29 €)
Sì, lo so che “Blankets” è uno dei capisaldi della graphic novel americana dello scorso decennio. Però io non l'avevo mai letto. Forse mi spaventavano le dimensioni, forse il prezzo, chissà.
L'averlo letto è frutto di due circostanze fortuite e non correlate: essere andato in fumetteria a comprare tutt'altro (questo) ed essere passato, subito prima, al bancomat per prelevare quel biglietto da cinquanta euro, destinato in teoria a necessità più utili e immediate.
Poi, quel che Craig Thompson racconta in “Blankets” non è certo nuovo: un'adolescenza da sfigato in un'opprimente cittadina della più profonda provincia americana; una famiglia cristiana fondamentalista (una di quelle che negano la teoria darwiniana, tanto per intenderci), iperprotettiva, che lo fa crescere con l'ossessione del peccato; i lunghi, vuoti pomeriggi da ragazzo; il primo amore; genitori in crisi; il coming of age; la maturazione.
Insomma, un Bildungsroman, un'educazione sentimentale. Onfaloscopie, roba vista e rivista centinaia, migliaia di volte.
Però.
Però Thompson ha forza e poesia: riesce a trasportarci in un mondo, che è il suo mondo, ma è anche di più; riesce a rendere vivi e veri i suoi personaggi. Riesce a farti provare i loro stessi sentimenti – anzi, di più, le loro stesse sensazioni. Riesce a far percepire, anche a te che non ci sei mai stato, il freddo e il silenzio di un interminabile inverno nel Wisconsin, il rumore del ghiaccio sotto gli stivali, la temperatura della neve a gennaio.
Riesce a raccontare quella disperazione, quell'entusiasmo, quella gioia e quel dolore assoluti, senza condizioni, che si possono provare solo a quindici o sedici anni, né prima, né dopo.
Riesce a farti stare con il fiato sospeso quando Craig e Raina si incontrano, e stanno per perdersi, e si ritrovano. E, quando (dopo oltre 400 pagine) finalmente fanno l'amore, riesce a farti ricordare esattamente che cosa hai provato tu, quella volta che ti sei svegliato e avevi la faccia proprio nell'incavo caldo tra i suoi seni, e hai deciso che, di tutti i posti nell'universo, quello sarebbe stato il tuo. E riesce a farti venire il magone quando nel finale... okay, okay, il finale non si rivela.
Insomma, Craig Thompson è un narratore vero. E “Blankets” è un capolavoro della graphic novel dello scorso decennio.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento