mercoledì 2 settembre 2009

voci


Stavo per scrivere: una delle cose più assurde dell'Italia... Poi ho pensato: sì, bella sfida, va' a decidere qual è la più assurda.
Comunque, una delle cose assurde dell'Italia è la quantità di poesia che si scrive (immensa, debordante, e in alcuni casi anche di ottima qualità) rispetto alla quantità che se ne legge (poca anche tra i lettori "forti", assolutamente nulla tra il pubblico per così dire "medio").
Insomma, siamo un paese pieno zeppo di poeti, in alcuni casi anche ottimi poeti, ma che non legge poesia. Non so quali siano le cause, e nemmeno so se in altri paesi sia così. Però è un dato di fatto che una mia collega, che insegnava Letteratura Italiana in un liceo, confessava candidamente di non aver mai sentito nominare Mario Luzi o Andrea Zanzotto o Franco Fortini o Valerio Magrelli.
Anche per me, che posso dire di far parte dei lettori "forti" e che nutro un certo interesse per la poesia, non è affatto facile tener traccia della poesia italiana contemporanea: troppe le voci, troppo eterogenee, troppo piccoli e dispersi e invisibili gli editori, per non parlare degli innumerevoli siti che si occupano di poesia, anche qui in alcuni casi di ottima qualità, ma assolutamente impossibili da seguire con costanza, a meno che non si sia addetti ai lavori.
Però ogni tanto mi capita di cogliere qualche voce che mi colpisce. Ad esempio, trovo segnalato sul blog di Giuseppe Genna una scelta di poesie del vicentino Andrea Ponso (classe 1975, come me). I suoi versi si possono leggere anche sul blog La dimora del tempo sospeso (con un saggio di Stefano Guglielmin) o su LiberInVersi (siti che approfitto per segnalare). E visto che ci sono ne segnalo anche un altro che ho scoperto da poco e che si chiama Blanc de ta nuque.
Andrea Ponso ha una voce classica, ferma, ma allo stesso tempo riesce a trasmettere una visione sempre un po' strabica, leggermente scollata.
Insomma, ammemmipiace, e tanto mi basta.
Un esempio del suo lavoro:


Componi il chiaro cordone al mattino la linea
vera che scopre le vene contorte alla mano
mentre pesa in un palmo ciò che dopo l’assedio
saremo: solo sudore, segnatura di sale.
E’ che non voglio morire tra queste pagine inferme,
arso come oscuro incisore, per amore
del proprio strumento finale: qui soffoco
al chiaro di un pomeriggio agostano
vissuto tra righe d’inverno profondo, lingua
che scotta tra l’inguine e il niente infuocato
del giorno.

1 commento:

lillo ha detto...

c'è che a seguire la poesia di tutti ci si perde, anche perchè ormai davvero scrivono TUTTI e il problema è che insieme a quelli bravi o molto bravi che dici ce n'è anche una miriade di insopportabili e come si fa? ci si perde in tanto mare! gli editori pubblicano tutti, basta che paghi, il mercato se ne frega assolutamente di promuovere certo prodotto fra i pochi lettori e anche la militanza poetica non ce la fa proprio ad avere una visione chiara della cosa. per quel che mi riguarda però il miglior poeta che ho mai letto si chiama antonio bassano e non ha mai pubblicato un libro (solo un paio di poesie qui e lì, di cui una sulla stessa antologia attraverso cui ho conosciuto te) e ammetto che, almeno a me che sono proprio diverso, tanto pudore affascina... chissà quanti ce ne sono di poeti così, veri poeti che non hanno nessun bisogno di ostentare...