Harold Bloom, Il canone occidentale. I libri e le scuole delle età, Rizzoli 2008 (588 pp., € 14,50)
Si può recensire un libro che non si è finito di leggere? Sì, date certe condizioni.
Innanzi tutto, tanto per informazione: su 588 pagine, ne ho lette 202.
Poi, per orientarsi: The Western Canon uscì in America nel 1994. La data è significativa, perché all'epoca nei campus americani erano al massimo vigore le tendenze critiche che Bloom più detesta, quelle che deride con nomignoli come “scuole galliche” (riferendosi a maestri come Derrida o Foucault) o “scuola del risentimento” (femminismo, cultural studies, letture su base etnica o politica). Bloom aveva sessantaquattro anni ed era da almeno tre decenni uno dei maîtres à penser della critica americana: brillante, carismatico, coltissimo (conosce una decina di lingue). I suoi maestri sono Shakespeare, Dante, i mistici ebraici, Nietzsche, Sigmund Freud, Northrop Frye, T.S. Eliot, R.W. Emerson.
Il canone occidentale è una difesa a oltranza della letteratura come valore estetico in sé. L'argomento centrale è che, se certi autori fanno parte del “canone” della cultura occidentale, ciò non è avvenuto per caso, né per lotta di classe, né per prevaricazione sessista, e via dicendo, ma per la loro totale originalità. Shakespeare (“il centro del canone”), Dante (“il secondo centro”), Chaucher, Cervantes, Milton, Goethe, Whitman, Tolstoj, fino a Proust o Kafka, hanno lottato per liberarsi dell'influenza di chi è venuto prima di loro (“l'angoscia dell'influenza”, una delle idee centrali del pensiero di Bloom) e hanno saputo creare un'assoluta discontinuità, un universo espressivo del tutto personale. “Un 'testo' poetico”, scrive altrove Bloom, “è un campo di battaglia psichico, su cui si combattono autentiche forze per l'unica vittoria degna di vittoria, il divinante trionfo sull'oblio”.
Il canone occidentale è scritto con il suo tipico stile caustico e provocatorio (Bloom è colui che, nel Libro di J, sostenne seriamente che la Bibbia è stata scritta da una donna sotto il regno di Salomone). La sua lettura mi ha spinto ad aprire, per la prima volta in vita mia, almeno due libri fondamentali: il Don Chisciotte e i Saggi di Montaigne. Sono - in parte - d'accordo con lui.
E allora, perché non l'ho finito? Perché non sopporto il suo tono da snob saccente, lo stile tutto frasette aforismatiche, forse efficace in inglese ma insopportabile in italiano, e soprattutto l'assoluta, incrollabile sicurezza nelle proprie idee.
Mi dispiace: io alzo bandiera bianca.
mercoledì 30 settembre 2009
recensioni in pillole 36 - "Il canone occidentale"
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