venerdì 13 febbraio 2009

l'angelo della critica


Io credo che il lavoro del critico somigli, in piccolo e in maniera tutta laica e profana, alla lotta notturna di Giacobbe. Per tutto il durare delle tenebre, Giacobbe combatte con un avversario, che crede un uomo e che gli impone gli stenti, le contrizioni, i pericoli di un corpo a corpo con un proprio simile. Ma, al tornare della luce, Giacobbe si accorge che l'altro era un Angelo. Nel nostro caso il critico scorge, riconosce, intero integro, e ancora più splendente il poeta. Quella poesia che egli aveva ferita con i suoi colpi, straziata con le proprie analisi, si ricompone nella sua più vera ed efficace figura. E come l'Angelo di Giacobbe, il poeta in quel momento tramuta le angosce della notte in benedizione, benedizione per tutti, della quale il critico nella sua qualsiasi misura, diventa un poco il tramite, l'amministratore.
(Giacomo Debenedetti)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

domanda: e se il critico è poeta e deve far la critica a se stesso?
bella notte no? e bella lotta!

bella anche l'immagine, chi è gustav dorè?

sergio pasquandrea ha detto...

L'autocritica è una forma di masochismo. Il poeta che critica se stesso mi ricorda un po' Tafazzi. ;-))
Scherzi a parte, il poeta lotta con le parole già in partenza, e mi sembra che basti; a quel punto, il suo lavoro l'ha già fatto.
Mai fare la critica di se stessi, e soprattutto mai fornire spiegazioni. La poesia è un messaggio nella bottiglia: non si sa mai dove arriva, se arriva.

PS: sì, è Dore

Anonimo ha detto...

arriva arriva, tu scrivi

la madonna del petrolio ha detto...

grande sergio!!! hai ripescato debenedetti:)