Risparmio l'elenco degli amarcord, perché sono sia strettamente personali, sia impossibili da rendere a parole.
Piuttosto, ho approfittato per fare il catalogo dei libri che ho lasciato qui senza averli letti.
Risultato: saggistica 30 titoli, poesia e teatro 33, narrativa 96.
E non si tratta nemmeno di robetta leggera: Buio a mezzogiorno di Koestler, Oblomov di Goncharov, L'uragano di novembre di Hrabal, i Saggi italiani e La verifica dei poteri di Fortini, Homo ludens di Huizing, L'idea del Barocco di Luciano Anceschi, Notti sull'altura di Bonaviri, La religione del mio tempo di Pasolini, L'impiego del tempo di Butor, Il re degli ontani di Tournier, Il ponte della Ghisolfa di Testori, i Racconti di Romano Bilenchi, quelli di Durrenmatt, Le anime morte di Gogol', Querelle de Brest di Genet, Bambini nel tempo di McEwan, e poi le poesie di Trakl, Mallarmé, Machado, Valentino Zeichen, Sergio Solmi, Rilke, Valéry, l'Elogio della follia, i Ricordi di Marco Aurelio, il Viaggio in Italia e il Faust di Goethe, Il deserto del sogno di Caillois, Impressioni d'Africa di Roussel, La cognizione del dolore, il Viaggio attorno alla mia camera, L'idiota, I fratelli Karamazov, Gargantua e Pantagruele, il Don Chisciotte.
E sto parlando solo dei libri miei, quelli che ho comprato io: non ho nemmeno osato aprire le librerie nello studio di mio padre (centinaia di volumi d'arte, storia, archeologia) o in camera di mia sorella.
Molti altri libri, almeno altrettanti temo, sono in attesa a Perugia, sparsi tra la casa e il garage.
Pensavo che se smettessi di lavorare e fino alla fine dei miei giorni non facessi altro che leggere, senza comprarne altri, forse riuscirei a smaltirli.
O forse potrei lasciarli ai miei figli e nipoti. Chissà se mi sarebbero grati o se mi maledirebbero, e li manderebbero tutti al macero.
2 commenti:
se è per fare del bene potresti donarli a qualche biblioteca, che già fanno fatica a comprarli i libri, soprattutto quelle del sud, che coi tagli ai comuni la prima cosa che si perde sono i finanziamenti alle strutture "secondarie" come le biblioteche...
Dai miei libri non mi separerei mai, sarebbe come dar via un braccio o una gamba.
Quelli di mio padre, temo, faranno prima o poi quella fine: quando - fra cent'anni - lui non ci sarà più, non credo che io potrò tenermi in casa decine di volumi sul vasellame neolitico, sul Barocco leccese o sulle colonie magnogreche.
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