Quest'ultimo festival di Sanremo, che non ho visto ma i cui echi mediatici non ho potuto evitare, mi ha fatto riflettere sul personaggio-Bonolis.
Quando dico che Bonolis non mi piace, in genere mi si risponde con due obiezioni: "è simpatico" ed "è bravo".
Ora, la prima obiezione coglie proprio uno dei punti fondamentali: Bonolis incarna uno dei tipi umani che maggiormente detesto, quello del "simpaticone". Ossia, colui che ha come scopo principale il piacere agli altri, e che non esita a usare qualsiasi mezzo per raggiungere lo scopo.
Il simpaticone è, in un certo senso, un narcisista al contrario: il narcisista subordina tutti gli sguardi altrui al proprio, riesce a pensarsi solo come oggetto dell'altrui contemplazione, come centro di una raggiera di sguardi convergenti; il simpaticone subordina se stesso allo sguardo altrui e ritiene di esistere solo rifrangendosi e scomponendosi nelle altrui risate. Il narcisista è centripeto, il simpaticone centrifugo. Il narcisista si pone su un piedistallo e pretende di essere adorato, rimanendo sostanzialmente solo; il simpaticone scende da qualunque piedistallo per arrivare alla portata delle spalle altrui, per darci sopra delle gran pacche, per essere abbracciato, incluso nel gruppo.
In fondo, il simpaticone è un manipolatore ancor più subdolo e protervo del narcisista: riesce ad abbindolarti con il mimetismo, fingendo di essere come te, persino al di sotto di te. Quel che dice è secondario, l'importante è dirlo, dar fiato alla bocca, non lasciare a nessuno tempo o modo per riflettere, sommergere l'ascoltatore con una raffica di informazioni, ognuna delle quali oblitera le precedenti.
E qui veniamo al secondo punto: Bonolis è bravo? Certo che è bravo, è una macchina da guerra, uno schiacciasassi massmediologico. La più diabolica delle sue abilità è il saper cogliere gli umori del pubblico e saperglieli rilanciare, compressi in una pastiglia televisiva di agevole ingestione. E non sto parlando dei gusti di una parte del pubblico, ma di tutto il pubblico, contemporaneamente. Bonolis è ubiquo, proteiforme: conservatore e progressista, difende i gay ma anche la buona famiglia di una volta, intervista Hugh Hefner ma è un marito fedele, fa parlare la pornostar seminuda e poi la fa portare via ma raccomandandosi di trattarla bene, è ammiccante ma anche moralista, fa lo scemo ma sembra intelligente, suda ma non dà mai l'idea di puzzare, non dice niente ma sembra che abbia detto tutto, guadagna miliardi ma ti pare che possa essere il tuo vicino di casa, si agita come un tarantolato pur rimanendo, in fin dei conti, un manichino.
Paolo Bonolis è la summa della televisione contemporanea, e in questo è il perfetto rappresentante della società liquida, in cui l'importante non è avere una forma, ma essere in grado di assumerle tutte. Se possibile, tutte nello stesso momento.
Quando dico che Bonolis non mi piace, in genere mi si risponde con due obiezioni: "è simpatico" ed "è bravo".
Ora, la prima obiezione coglie proprio uno dei punti fondamentali: Bonolis incarna uno dei tipi umani che maggiormente detesto, quello del "simpaticone". Ossia, colui che ha come scopo principale il piacere agli altri, e che non esita a usare qualsiasi mezzo per raggiungere lo scopo.
Il simpaticone è, in un certo senso, un narcisista al contrario: il narcisista subordina tutti gli sguardi altrui al proprio, riesce a pensarsi solo come oggetto dell'altrui contemplazione, come centro di una raggiera di sguardi convergenti; il simpaticone subordina se stesso allo sguardo altrui e ritiene di esistere solo rifrangendosi e scomponendosi nelle altrui risate. Il narcisista è centripeto, il simpaticone centrifugo. Il narcisista si pone su un piedistallo e pretende di essere adorato, rimanendo sostanzialmente solo; il simpaticone scende da qualunque piedistallo per arrivare alla portata delle spalle altrui, per darci sopra delle gran pacche, per essere abbracciato, incluso nel gruppo.
In fondo, il simpaticone è un manipolatore ancor più subdolo e protervo del narcisista: riesce ad abbindolarti con il mimetismo, fingendo di essere come te, persino al di sotto di te. Quel che dice è secondario, l'importante è dirlo, dar fiato alla bocca, non lasciare a nessuno tempo o modo per riflettere, sommergere l'ascoltatore con una raffica di informazioni, ognuna delle quali oblitera le precedenti.
E qui veniamo al secondo punto: Bonolis è bravo? Certo che è bravo, è una macchina da guerra, uno schiacciasassi massmediologico. La più diabolica delle sue abilità è il saper cogliere gli umori del pubblico e saperglieli rilanciare, compressi in una pastiglia televisiva di agevole ingestione. E non sto parlando dei gusti di una parte del pubblico, ma di tutto il pubblico, contemporaneamente. Bonolis è ubiquo, proteiforme: conservatore e progressista, difende i gay ma anche la buona famiglia di una volta, intervista Hugh Hefner ma è un marito fedele, fa parlare la pornostar seminuda e poi la fa portare via ma raccomandandosi di trattarla bene, è ammiccante ma anche moralista, fa lo scemo ma sembra intelligente, suda ma non dà mai l'idea di puzzare, non dice niente ma sembra che abbia detto tutto, guadagna miliardi ma ti pare che possa essere il tuo vicino di casa, si agita come un tarantolato pur rimanendo, in fin dei conti, un manichino.
Paolo Bonolis è la summa della televisione contemporanea, e in questo è il perfetto rappresentante della società liquida, in cui l'importante non è avere una forma, ma essere in grado di assumerle tutte. Se possibile, tutte nello stesso momento.
3 commenti:
sai che a leggerti mi sembra di rivedere umberto eco che parlava di mike bongiorno? (anche se eco pareva conquistato dal buon mike, tu no dal paolone nazionale) ;-)
infatti il titolo è proprio una citazione del famoso pezzo di eco su mike bongiorno....
ho letto un bel pezzo polemico molto simile al tuo sul corriere della sera di oggi sul paolone e ho pensato a te... ;-) era di aldo grasso se non sbaglio... come vedi il paolone non piace proprio a tutti...
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