mercoledì 11 febbraio 2009

ancora su new york


QUELLI CHE ARRIVARONO QUI, PER PRIMI

Attraverso i loro volti si specchiava un cielo
di dimensioni impreviste.
Poteva essere vuoto
o popolarsi di braccia tatuate.

L’unico oro, quello dei tramonti.
Il resto grigio
ispido pelame
infestato dagli occhi e dai tamburi.


* * *


70, WASHINGTON SQUARE SOUTH

Difficile guardare
guardare e basta. Si cercano sempre scampoli
di significato familiare
anche nel catrame unto di fumo salato
o nella luce che rimbalza a ferirti
al primo attraversamento di Madison Avenue. E invece
bisognerebbe che tutto fosse indifferente.

La mente è una trappola.

Lo scoiattolo si affaccia alla finestra
e guarda dall’alto l’incastro dei rumori
la luce gli sfina la coda
e tutta New York è un piano inclinato di intersezioni
e alleanze.
Il giorno finiva sempre all’imbocco della strada
anche se durava ancora al vertice

e il non capire aiutava
si era nudi come nei sogni
che ti tradiscono il respiro tra le costole.
Eri un atlante le membra sparpagliate
nessuno a ostacolarti il circolo
virtuoso dei pensieri
l’impigliarsi trionfante sempre nello stesso
crocicchio la combustione gioiosa.


* * *


PER STRADA (5th Avenue)

La direzione che ciascuno sceglie
non è importante.
Importante è l’urto
e il rimbalzo.
Per questo puoi andare verso l’alto
e attraversare terre abitate
o trovare un pezzo di traiettoria ascendente bloccato nel tunnel

magari è solo l’interno degli occhi rovesciato dal sonno
ma basta quello
devi collezionare le tracce
tutto ti appare di taglio
devi misurare la convergenza

cogliere il senso prima della luce.


* * *


SUBWAY Q, 8 ST/NYU

Nella massa vischiosa
scoppiavano emboli di solitudine
lacrime imprevedibili sedili occupati dal sangue

quando entravano in collisione le urla
deformavano gli occhi

la città era troppo grande e bella
neanche il dolore la ammaestrava.


* * *


GREEENPOINT


Bastava spostare un elemento
e si otteneva una diversa decalcomania
senza dover lacerare lo sfondo il profilo reciso dell’acciaio

le scolature dei lavandini scavavano glifi dorati nell’ombra.

Si esiste solo se non si cerca di saperlo
se si smuovono i fondigli più tenaci.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao Serghiej, vorrei dirti che ieri sono morto insieme a Eluana. ho da sempre quell'aspetto nordico e mi prendono per un americano o inglese che non sono. con tanto d'inchini e di rispetto perchè sembro benestante. che dentro possa esser marcio non importa a nessuno. ma ieri compravo dei francobolli destinazione che non a tutti piace. e mi sono sentito dire di tornarmene nel mio paese. che poi sarebbe per metà Italia.

Anonimo ha detto...

quella su washington square per quel che ne penso io è un capolavoro... le altre le devo rileggere (una volta è sempre troppo poca)...

però, hai visto, hai scritto proprio tanto su new york, e te lo volevi tenere tutto per te 'sto ben di dio?

;-)

sergio pasquandrea ha detto...

@Antonio
Grazie dei complimenti, ma sai com'è: le cose che scrivo mi sembrano sempre appunti talmente privati che ho dubbi se possano davvero interessare a qualcuno.
Ho l'impressione di mostrare in pubblico una verruca, un callo, insomma qualcosa che dovrei tenermi per me.

@Anonimo
Chi sei?

Anonimo ha detto...

come chi sono ? quel topo a cui davi caccia a New York ! non penserai mica da aver fatto fuori quella povera bestiolina..