mercoledì 7 gennaio 2009

tutto quel che i poeti possono fare



Lontano lontano si fanno la guerra.
Il sangue degli altri si sparge per terra.

Io questa mattina mi sono ferito
a un gambo di rosa, pungendomi un dito.

Succhiando quel dito, pensavo alla guerra.
Oh povera gente, che triste è la terra!

Non posso giovare, non posso parlare,
non posso partire per cielo e per mare.

E se anche potessi, o genti indifese,
ho l'arabo nullo! Ho scarso l'inglese!

Potrei sotto il capo dei corpi riversi
posare un mio fitto volume di versi?

Non credo. Cessiamo la mesta ironia.
Mettiamo una maglia, che il sole va via.
(Franco Fortini)

La poesia è in "Composita solvantur" (Einaudi 1994), l'estremo testamento poetico di Fortini. All'epoca c'era la Guerra del Golfo (la prima). Oggi ci sono i bambini morti a Gaza. Le road maps, i trattati, gli appelli alla pace continuano ad accumularsi. La disperazione, l'orrore sono gli stessi, l'impotenza pure.
Pensavo di parlare di jazz, ma scusate, proprio non ce la faccio.

1 commento:

antonio lillo ha detto...

magnifica questa poesia di fortini! non la conoscevo!

che bello quando una persona che credvi morta e che pensavi di conoscere abbastanza riesce ancora a stupirti!

che triste che a ispirarla sia una guerra e non, che ne so, un vaso di fiori!

comunque sergio, ho letto il tuo studio su armstrong... molto bello... più tardi ti scrivo una mail decente per parlartene!