
Finora su questo blog non avevo mai parlato di Tex, se non come allusione in
un post che parlava di tutt'altro.
Non so neanch'io bene perché: in fondo Tex è una parte non piccola della mia vita, dato che lo leggo da quando avevo otto anni. Il primo me lo comperò mia nonna, una domenica di marzo che festeggiavamo il mio compleanno, e mio padre mi ha sempre detto che aveva anche lui una collezione, in parte dispersa, in parte distrutta da me quando non ero ancora in età di intendere e di volere.
Non so, dicevo, perché non ne ho mai parlato. Due ipotesi: la prima, che recensire un fumetto seriale mi sembrava un impegno troppo vincolante; la seconda, che effettivamente negli ultimi anni Tex non aveva più nella mia vita il ruolo centrale che occupava una volta.
Una volta, tanto per intendersi, aspettavo l'uscita dell'albo mensile, me lo leggevo e rileggevo, giravo i mercatini dell'usato per recuperare i vecchi numeri. Questo fino ai quindici-sedici anni. Poi ho cominciato ad allargare i miei orizzonti fumettistici, a leggere Pratt, Pazienza, e tanti altri; poi sono andato all'università, mi sono trasferito a Perugia mentre i fumetti sono rimasti a casa giù in Puglia, e mi hanno catturato interessi diversi; poi, effettivamente, Tex ha cominciato un lungo periodo di declino, diciamo da metà anni Novanta fino a non molto tempo fa (le ragioni di questo declino le so, ma non le dico: a buon intenditor...).

Il mio risveglio di interesse per Tex data agli ultimi due o tre anni. Prima di tutto ho scoperto un bellissimo
forum di appassionati (anzi,
due), dove scrive gente molto esperta e competente, con anticipazioni, retroscena, informazioni di ogni tipo. E negli ultimi anni Tex ha conosciuto i primi indizi di una seconda giovinezza, con un notevole ricambio nello staff di autori e disegnatori e l'uscita di molte storie di gran valore, alcune paragonabili a quelle dei bei vecchi tempi, il cosiddetto “periodo d'oro” (ossia quei dieci-quindici anni, da metà anni Sessanta a fine anni Settanta, in cui uscirono le più belle storie del Ranger, quelle che vanno più o meno dal numero 100 al numero 200).
Devo dire che non tutti hanno gradito questo ricambio, anzi molti tradizionalisti hanno lamentato uno snaturamento del personaggio, un eccessivo numero di storie poco “canoniche”, e così via. Ma io che posso farci: dopo dieci anni e più di storie che leggevo e dimenticavo subito, di albi comprati solo per dovere (andiamo, come si fa a non comprare Tex), ho davvero riscoperto il piacere di andare in edicola e chiedere se è uscito il nuovo numero.
Forse sarà poco, anzi in effetti è poco, in fondo è solo un fumetto, storie d'avventura nel vecchio West, 114 pagine di disegni e nuvolette puntualmente in edicola ogni mese, ma per me ritrovare la passione per Tex è stato come ritrovare un vecchio amico.

Se mi sono infine deciso a scrivere di Tex, però, è stato perché questo mese è uscito l'albo che, a mio avviso, sigilla la
vera rinascita texiana.
Si tratta di un Texone (ossia di un albo in formato maxi, un numero speciale che esce una volta all'anno, fin dal 1988) intitolato “Patagonia”.
E, lo dico subito, l'albo è senza mezzi termini un capolavoro.
Le ragioni che ne fanno un evento eccezionale sono parecchie.
La sceneggiatura è di
Mauro Boselli, e questo di per sé non è eccezionale dato che da qualche anno Boselli è diventato ufficialmente l'autore principale di Tex, subentrando a
Claudio Nizzi, il quale a sua volta nei primi anni Ottanta aveva raccolto l'eredità di
Giovanni Luigi Bonelli, l'uomo che nel 1948 aveva creato il personaggio e che per quasi quarant'anni ne era stato l'autore unico (o quasi). Eccezionale è il fatto che questa storia si pone, senza alcun dubbio, tra le più belle mai scritte da Boselli. E non è poco, trattandosi di un autore che è riconosciuto unanimemente tra i migliori del nostro panorama nazionale.
I disegni sono di una
new entry texiana,
Pasquale Frisenda. Un disegnatore a suo agio con il West, dato che aveva già disegnato
Ken Parker e
Magico Vento, e chi ha un po' di confidenza con il fumetto popolare italiano sa di che cosa parlo. Con questo Texone, Frisenda firma quella che, secondo me, è finora la sua opera migliore. Una prova praticamente perfetta, un amore per i dettagli, una capacità di rendere le atmosfere e le psicologie dei personaggi, il tutto esaltato dal grande formato delle pagine... Insomma, da applauso.
Il soggetto è stato ideato da Guido Nolitta,
nom de plume di
Sergio Bonelli, figlio di Gian Luigi e a sua volta sceneggiatore di fumetti (ha creato
Zagor e
Mister No), nonché editore di Tex e comandante in capo della Sergio Bonelli Editore, una vera e propria corazzata del fumetto italiano, che produce le storie di Tex, Zagor, Martin Mystère, Nathan Never, Dylan Dog, Magico Vento e di parecchie altre serie presenti e passate. Nolitta si era già cimentato in passato con Tex, e aveva dato del personaggio un'interpretazione parzialmente eterodossa, che certi lettori detestano ma che io ho sempre trovato molto suggestiva. Qui contribuisce, con un'idea originale, alla più bella storia di Tex degli ultimi vent'anni.

Quanto alla storia, lo spunto iniziale vede Tex ricevere la visita di un ambasciatore del governo argentino.
In Argentina è in corso la “
conquista del desierto”, ossia la lenta penetrazione dei bianchi nelle pampas, che nel corso del XIX secolo schiacciò le tribù di indios fino ad allora liberi e indipendenti, in quello che si può definire
tout-court un genocidio, con modalità ed entità paragonabili a quello, più o meno contemporaneo, subito dai pellerossa negli Stati Uniti.
Ora un vecchio amico di Tex, attualmente ufficiale dell'esercito argentino, ha bisogno del suo aiuto, perché il Governo sta progettando un tentativo di soluzione diplomatica del problema. Ricardo Mendoza, questo il nome dell'amico, gli chiede di andare in Argentina, di guidare un battaglione di
gauchos nella pampa e di parlamentare con gli indios (Tex, per chi non lo sapesse, è non solo un ranger, ma anche il capo di una tribù di indiani Navajos, e ha sempre avuto una caratteristica fondamentale: la capacità di stare dalla parte del giusto, dovunque esso sia, senza distinzioni di razza, colore ed etnia; ha spesso difeso gli indiani contro i soprusi dell'esercito statunitense, e questo in storie degli anni Cinquanta, ben prima del western “revisionista”, prima di “Soldato Blu”, “Piccolo Grande Uomo”, “Un uomo chiamato Cavallo” e “Corvo Rosso non avrai il mio scalpo”, in tempi in cui al cinema gli indiani erano solo i selvaggi cattivi da ammazzare senza troppi scrupoli).
Tex accetta e si imbarca per Buenos Aires. Per inciso, è una delle sue rare sortite al di fuori dei classici panorami western. La missione sembra, in un primo momento, avere successo: gli indios ribelli vengono ricondotti a più miti consigli. Ma interviene un voltafaccia: al pacifista presidente Alsina subentra il guerrafondaio Julio Roca, e il governo argentino cambia politica. D'ora in poi la guerra dovrà avere come scopo principale lo sterminio e la sottomissione di tutti gli indios, senza distinzione tra “pacifici” e “ribelli”.
Tex dovrà scegliere da che parte stare, e lo farà, anche a rischio della vita.

La storia è epica, tragica, violenta, travolgente, avventurosa, appassionante,commovente (non sto scherzando: ci sono punti in cui ho seriamente rischiato di piangere). Qualcuno, su un forum, l'ha paragonata al miglior Pratt, e non posso che sottoscrivere il giudizio.
Dei disegni ho già detto (
qui ne vedete qualche esempio). La sceneggiatura è stupenda, con un ampio uso di tecniche insolite in un fumetto in genere molto tradizionalista come Tex: montaggi incrociati, pagine intere di vignette mute, composizioni grafiche inusuali. Il personaggio dell'ufficiale argentino - un uomo retto, idealista, combattuto tra il suo giuramento di soldato e la fedeltà ai suoi più profondi principi di giustizia, e che alla fine non esita a buttare alle ortiche la carriera pur di agire nel modo che ritiene più corretto - ha una complessità e un'intensità degne della migliore letteratura.
Se amate Tex, leggete questo Texone.
Se amavate Tex e poi l'avete abbandonato (come stavo per fare io), leggetelo.
Se non avete mai letto Tex, leggetelo.
Ho detto.