martedì 23 giugno 2009

la reggia di caserta - raccontino estivo

Visto che cominciamo a essere in tempo di vacanze... Un raccontino di qualche anno fa, ripescato da chissà dove, leggermente editato.



Come non ho visto la Reggia di Caserta

La conoscete la Reggia di Caserta? Ma sì, tutti la conoscono. Ci vengono i turisti dalla Francia, dalla Germania, dalla Spagna, dal Giappone perfino. Anch'io una volta ci volevo andare.
Perché sapete, ero in vacanza tra Campania e Lazio, in un piccolo campeggio proprio sulla foce del Garigliano, uno di quelli che piacciono a me, spartani, semplici, poco affollati, silenziosi, puliti (troppo puliti, persino: una implacabile signora albanese faceva la guardia ai cessi, non facevi in tempo a uscire che quella si fiondava sulla tazza per eliminare ogni residuo della tua evacuazione).
Il bar apriva quando e se il proprietario ne aveva voglia, l'animazione si limitava a qualche spettacolino per bambini e adolescenti: niente tunzi-tunzi fin nel cuore della notte, niente schiamazzi o finti carnevali di Rio. La spiaggia era piccola ma, per gli standard del posto, dignitosa. Nel senso che (quasi) tutta la spazzatura rimaneva relegata tra i pini e la macchia mediterranea. Noi la usavamo come segnaletica: entravamo in spiaggia tra la carcassa del divano beige e lo scafo sfondato del pedalò, poco dopo la bombola del gas che, completamente rosa dalla ruggine e dal sale, spuntava da sotto una duna come un minaccioso residuato bellico.

Ma dicevo di Caserta. Decidiamo di andarci un martedì (si sa, in genere il lunedì i monumenti chiudono).
Sulla cartina non pareva lontano, prendevi una stradina interna fino a Capua, poi qualche chilometro di autostrada ed ecco Caserta. Già, ma… Caserta Nord o Caserta Sud? Dio mio, pensiamo, qui hanno solo la reggia, la segnaleranno. Niente. Scegliamo Caserta Sud. Chiediamo lumi al casellante che ci risponde con un sorrisino (sa tutto, la carogna): "Era meglio uscire a Caserta Nord". E noi come cavolo facevamo a saperlo? Pazienza, seguiamo per Caserta; la strada attraversa quartieri di tristi capannoni e desolate periferie industriali. Senza dircelo, tutti pensiamo a “Gomorra”.
La reggia ci si para davanti per miracolo, in fondo a un lungo viale rettilineo. Che culo, pensiamo, beccata al primo tentativo. Macché: in fondo al viale c'è una inesorabile barriera di legno e cellophane che sbarra l'accesso. Giriamo a destra, l'unica alternativa possibile. E qui comincia l'odissea.

Magicamente, ogni cartello scompare. Si va a destra o a sinistra? Proviamo a destra, così a naso. Finiamo in un cul-de-sac, probabilmente il retro di una stazione ferroviaria, in mezzo a binari morti. Torniamo indietro, prendiamo a sinistra. Quasi invisibile nel mezzo di un infernale incrocio senza diritti di precedenza, un minuscolo cartello indica “Reggia” puntando esattamente al centro fra due strade. Prendiamo, ovviamente, quella sbagliata.
Dopo aver vagato per altri dieci minuti, un altro cartello indica un vicolo. Svoltiamo e scopriamo di trovarci contromano. Un vigile si avvicina, gli spieghiamo l'accaduto. "Sì, hanno appena cambiato il senso di marcia, ancora non hanno aggiornato il cartello. Girate lì in fondo". Giriamo dove indicato e, finita la manovra, il vigile è sparito insieme alle nostre speranze di ottenere un'indicazione. Dopo un altro quarto d'ora, un altro cartello. Lo seguiamo, e ci troviamo nel bel mezzo di un incrocio chiuso al traffico, con tanto lavori in corso. Dall'altro lato della strada, una agente della polizia municipale si sporge dal finestrino agitando la mano nel classico gesto di domanda. Capisce la situazione e ci indica a gesti la via di uscita.
Raggiungiamo la reggia grazie alle indicazioni di un passante impietosito. Infiliamo per grazia divina l'entrata del parcheggio, quindi usciamo rincuorati.

L'immenso piazzale è un labirinto di palizzate e teli di plastica. Lavori di rifacimento, spiega un cartellone. Sbirciamo in uno strappo della plastica e scorgiamo una distesa di erbacce alte quanto un uomo, selvagge, incolte. Un tizio cerca di venderci orologi falsi, bigiotteria di cattivo gusto e sfere di cristallo con Caserta sotto la neve.
Arriviamo davanti alla reggia, dove è riunito un capannello di turisti smarriti. Un usciere sta spiegando che la reggia è chiusa, perché chiude il martedì. Non il lunedì, come tutti i musei e i monumenti di questo mondo. "È così da giugno. Prima chiudeva il lunedì, poi hanno cambiato orario".
L'usciere ci fa intendere che sta facendo un grosso sacrificio nel rispondere, lui è qui solo per fare la guardia. Illustro la situazione a un gruppo di turisti polacchi. Stentano a crederci: siamo sotto Ferragosto, piena stagione turistica, e l'intero monumento è chiuso, per tutta la giornata. "E noi sennò quando puliamo?", spiega una signora con secchio e scopa.
Il parco della reggia balena in fondo al cortile, splendido, verdissimo, irraggiungibile.
Ovviamente dobbiamo pagare la sosta, un euro per venti minuti. All'uscita del parcheggio (non all'entrata) un piccolissimo cartello ci informa che la reggia chiude il martedì (grazie, lo sappiamo già) e che non sono previsti rimborsi (non avevamo dubbi).

Riprendiamo l'autostrada, torniamo al campeggio. È così che non ho visto la reggia di Caserta.

7 commenti:

Liberty Alex ha detto...

accidenti,è una storia incredibile...se uno deve vivere tutte queste disavventure per vedere un monumento,vengono molti dubbi sul vero senso della storicità italiana(almeno sul modo in cui spesso viene organizzata)...

dalla reggia ci sono solo passato,una volta....ma senza mai avvicinarmi troppo da correre rischi,così l'ho vista da lontano come la si vede nelle cartoline,nè più nè meno:effetto fotografico....

sergio pasquandrea ha detto...

Sono più che dubbi, Pippo.
E non solo sul senso della storia, ma anche sul senso civico degli italiani.

lillo ha detto...

io a caserta una volta ci ho comprato una delle mie t-shirt preferite... blu notte c'è ricamato sopra in verde speranza la scritta "caserta è" con l'idea che quel "è" lasciato così in sospeso possa aprirsi si di una immensità! invece poi basta passarci una mezza giornata a caserta per rendersi conto che è solo un cul de sac... la t-shirt almeno è bella :-)

ghzk ha detto...

"Vedi Napoli poi muori" - mi fu sempre cara la mia vita, così non vidi nè Napoli nè Caserta

lillo ha detto...

esagerato! :-)

sergio pasquandrea ha detto...

Ti sei persa qualcosa: Napoli è una città che amo molto, anche se ho sempre più paura ad andarci.

sgrammaticata ha detto...

Napoli mi ha sempre incuriosita ma ogni volta finivamo nello stesso posto: i scavi di Pompei. dalla mattina alla sera, fino alla chiusura. prima o poi ci andrò, naturalmente.