Orazio, Odi, I, 5Quis multa gracilis te puer in rosa
perfusus liquidis urget odoribus
grato, Pyrrha, sub antro?
cui flavam religas comam,simplex munditiis? heu quotiens fidem
mutatosque deos flebit et aspera
nigris aequora ventis
emirabitur insolens,
qui nunc te fruitur credulus aurea,
qui semper vacuam, semper amabilem
sperat, nescius aurae
fallacis, miseri, quibus
intemptata nites. me tabula sacer
votiva paries indicat uvida
suspendisse potenti
vestimenta maris deo.* * *
Chi è il ragazzo esile che ti incalza
tra le rose, cosparso di profumi,
Pirra, nel fresco della grotta?
Per chi intrecci i capelli biondi
in semplice eleganza? Oh, quante volte
piangerà la promessa e gli dei volubili
e guarderà inesperto i neri venti
sulle acque crudeli,
lui che ora gode il tuo splendore,
che ti spera sempre dolce e fedele,
e non sa nulla del vento ingannevole.
Infelici coloro per i quali
baleni ancora intatta. Io ho offerto
(testimone la tavola votiva
sospesa alla parete) le vesti
umide al potente dio del mare.
1 commento:
essere non essendoci
così
senza problema
(mentre Amleto si gingilla con quel teschio desolante tu ozi sulla spiaggia. tempi moderni)
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