domenica 13 settembre 2015

visioni: "Scarface" (il primo), ovvero: mannaggia ai censori

Scarface (Scarface. The Shame of A Nation) (U.S.A., 1932), di Howard Hawks; con Paul Muni, Ann Dvorak, Osgood Perkins, Karen Morley, Boris Karloff; 95 min.

Mannaggia alla commissione Hays. Sì, quel gruppo di pruriginosi puritani che negli anni Trenta si misero in testa di misurare il numero dei morti ammazzati, la durata dei baci e la lunghezza delle gonne indossate dalle attrici. Senza di loro, questo capolavoro di Hawks sarebbe stato ancora più grande.
La trama è l'archetipo del gangster movie: Tony Camonte, bandito feroce e spietato, riesce a farsi strada con la violenza e il tradimento. Da semplice gregario, diviene il braccio destro del capo, quindi gli fa le scarpe, gli soffia la donna e infine lo fa fuori. Ma, all'apice della sua ascesa, lo tradisce la passione morbosa e possessiva, al limite dell'incesto, che nutre per sua sorella Ceska. Per gelosia, Tony uccide il suo migliore amico, poi si barrica nella sua casa blindata e finisce ammazzato dalla polizia. Ci sono tutti gli elementi topici del genere: sparatorie, inseguimenti in automobile, belle pupe senza scrupoli, mitra Thompson e così via.
La commissione Hays, si diceva. L'omonimo codice di condotta venne redatto nel 1930, ma entrò pienamente in vigore solo nel 1934. Quando il film venne girato, la commissione fece pressione perché Hawks riducesse le scene di violenza e modificasse alcuni dei personaggi. Ad esempio la madre di Tony, che nella sceneggiatura originale lo amava ciecamente, qui diventa una pittoresca e lamentosa paesana che maledice il figlio gangster. I censori imposero anche un nuovo finale: invece di un Tony che, grandiosamente folle, va sprezzante incontro alla morte, Hawks dovette trasformarlo, in extremis, in un vigliacco che chiede pietà piagnucolando. Non ne sono sicuro, ma sospetto che anche le scene dei colloqui tra poliziotti e giornalisti (con i primi che accusano i secondi di glorificare i gangsters e farne degli eroi) siano un parto della commissione, che impose persino il sottotitolo moraleggiante (“la vergogna di una nazione”). Per fortuna si salvò la sottotrama incestuosa con Ceska, uno degli elementi di maggior fascino del film.
Nonostante ciò, si tratta – come già detto – di un vero capolavoro, girato con stile secco e implacabile. Un classico.
Per curiosità: il protagonista è pesantemente ispirato ad Al Capone e molti episodi sono ripresi da fatti di cronaca realmente accaduti (uno fra tutti: la strage di San Valentino). Pare che Capone avesse molto apprezzato il film, al punto da possederne una copia personale.
Insomma: i boss dei casalesi che si costruivano le ville in stile Tony Montana non si sono inventati un bel niente.


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