Scarface
(Scarface. The Shame of A Nation) (U.S.A., 1932), di Howard Hawks;
con Paul Muni, Ann Dvorak, Osgood Perkins, Karen Morley, Boris
Karloff; 95 min.
Mannaggia
alla commissione Hays. Sì, quel gruppo di pruriginosi puritani che
negli anni Trenta si misero in testa di misurare il numero dei morti
ammazzati, la durata dei baci e la lunghezza delle gonne indossate
dalle attrici. Senza di loro, questo capolavoro di Hawks sarebbe
stato ancora più grande.
La
trama è l'archetipo del gangster movie:
Tony Camonte, bandito feroce e spietato, riesce a farsi strada con la
violenza e il tradimento. Da semplice gregario, diviene il braccio
destro del capo, quindi gli fa le scarpe, gli soffia la donna e
infine lo fa fuori. Ma, all'apice della sua ascesa, lo tradisce la
passione morbosa e possessiva, al limite dell'incesto, che nutre per
sua sorella Ceska. Per gelosia, Tony uccide il suo migliore amico,
poi si barrica nella sua casa blindata e finisce ammazzato dalla
polizia. Ci sono tutti gli elementi topici del genere: sparatorie,
inseguimenti in automobile, belle pupe senza scrupoli, mitra Thompson
e così via.
La
commissione Hays, si diceva. L'omonimo codice di condotta venne
redatto nel 1930, ma entrò pienamente in vigore solo nel 1934.
Quando il film venne girato, la commissione fece pressione perché
Hawks riducesse le scene di violenza e modificasse alcuni dei
personaggi. Ad esempio la madre di Tony, che nella sceneggiatura
originale lo amava ciecamente, qui diventa una pittoresca e lamentosa
paesana che maledice il figlio gangster. I censori imposero anche un
nuovo finale: invece di un Tony che, grandiosamente folle, va
sprezzante incontro alla morte, Hawks dovette trasformarlo, in
extremis, in un vigliacco che chiede pietà piagnucolando. Non ne
sono sicuro, ma sospetto che anche le scene dei colloqui tra
poliziotti e giornalisti (con i primi che accusano i secondi di
glorificare i gangsters e farne degli eroi) siano un parto della
commissione, che impose persino il sottotitolo moraleggiante (“la
vergogna di una nazione”). Per fortuna si salvò la sottotrama
incestuosa con Ceska, uno degli elementi di maggior fascino del film.
Nonostante
ciò, si tratta – come già detto – di un vero capolavoro, girato
con stile secco e implacabile. Un classico.
Per
curiosità: il protagonista è pesantemente ispirato ad Al Capone e
molti episodi sono ripresi da fatti di cronaca realmente accaduti
(uno fra tutti: la strage di San Valentino). Pare che Capone avesse
molto apprezzato il film, al punto da possederne una copia personale.
Insomma:
i boss dei casalesi che si costruivano le ville in stile Tony Montana
non si sono inventati un bel niente.
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