mercoledì 18 giugno 2014

riscritture

Negli ultimi tempi, sono ossessionato dalla metrica. Sto cercando di crearmi una gabbia ritmica abbastanza rigida da soddisfare la mia esigenza d'ordine, e allos tesso tempo abbastanza flessibile da permettermi una certa agilità di movimento.
Questo era un primo tentativo, in cui i paletti erano troppo visibili. Qui sotto ne trovate un secondo.

Perché la terra è nuda: sento ancora il sapore
(di certo era d'estate) l'erba tutta schiacciata
fra i sassi e le cicorie gusci secchi di chiocciole.
Non c'era niente di umido fra i denti e la trachea
l'aria piena di spigoli. Ho tenuto il catalogo:
corno rotto di bue; cranio di cane (o volpe?);
coccio di vaso (dauno?); bossolo (rosso) vuoto;
coda mozza di lepre. Niente di vivo o morbido
usciva allo scoperto – tutto era geometria.
C'era anche un po' di vento: serviva a ripulire
serviva a prepararsi alla pietra e alla polvere.

2 commenti:

Daniele Barbieri ha detto...

Era meglio l'altra versione. Qui traluce la precedente organizzazione in strofe, senza adattarsi (mentre là era funzionale al discorso).
Inoltre, mi pare, il ritmo di ciò che dici è veloce, più adatto al breve settenario che al lungo alessandrino

sergio pasquandrea ha detto...

è che ho una certa repulsione per i ritmi spezzati e scanditi (che mi sanno tanto di strofette arcadiche o di inni risorgimentali), mentre in genere preferisco il verso lungo.
stesso discorso per la divisione in strofe: preferisco il ritmo fluido a quello spezzato.

comunque sono esperimenti, e si sente. non credo li pubblicherò mai, sono sostanzialmente esercizi per me stesso.